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Un altro strumento importante utilizzato per la conservazione del hadith è il sistema dell'Isnaad che è stato sviluppato esclusivamente dalla nazione musulmana. Il sistema dell'Isnaad è il sistema con cui si stabiliscono le fonti dell'informazione della narrazione rintracciando l'intero percorso fino al Profetar.





L'importanza dell' Isnaad è stata eloquentemente mostrata da 'AbdulAllah ibn Al Mubaarak che disse: " L'Isnaad è parte della religione. Se non fosse per l'Isnaad chiunque avesse voluto avrebbe detto ciò che ha voluto"[1]. In effetti, l'Isnaad è stato essenziale nel separare il hadith autentico da quello debole ed altrettanto nell'identificare quello fabbricato. Ancora oggi, nessuno può permettersi di raccontare un hadith  senza essere in grado di fornirne la fonte nel caso gli venisse richiesta. Continuò Ibn Al Mubaarak dicendo: "Se chiedi alla persona da dove ha ottenuto il hadith [sarà costretto] a tacere". L'Isnaad ha agito e agisce come tipo di garanzia o custodia per l'autenticità del hadith. I primi studiosi di hadith non prendevano nemmeno in considerazione un hadith qualora non ne conoscessero l'isnaad.





Circa l'importanza dell'isnaad, disse Sufiaan Al Thauri (morto nel 161 d.H.): "L'Isaad è l'arma del fedele. Se non avesse l'arma con cosa combatterebbe?". Con l'uso dell'Isnaad, gli studiosi musulmani sono stati in grado di eliminare (o "combattere"), le innovazioni che alcuni hanno cercato di introdurre nell'Islam. Muhammad ibn Siriin (morto nel 110 d.H.), Anas ibn SiriinAl Dahaak e 'Uqba ibn Naafi' è stato riportato di loro la frase in cui dissero: " Invero questa sapienza [del hadith] è religione, quindi osservate da chi prendete la vostra religione"[2]. Dal momento che la Sunnah costituisce una parte essenziale dell'Islam, accettare il hadiith da una certa persona è simile al prendere da lui la propria religione. Quindi, occorre prendere in seria considerazione la necessità di acquisire la propria religione da persone affidabili che seguono nei loro detti ciò che torna al Profetar e questo non è possibile se non attraverso l'uso dell'Isnaad.





Questo sistema è stato ancora più protettivo di quanto lo sia il sistema odierno di pubblicazione e copyrighting. HamidulAllah ha scritto:





"[…] anche nelle opere più accuratamente documentate, ci sono due inconvenienti:





(a)   Nel caso delle opere pubblicate, vi è poca o nessuna possibilità di verificare se ci sono errori di stampa o altre imprecisioni. Ciò non accadrebbe se si facesse affidamento ad un lavoro solo non dopo averlo sentito dallo stesso autore, o dopo averne ottenuto una copia certificata dall'autore, o in caso di opere antiche, da chi ha avuto l'opportunità di ascoltarlo dall'autore, o dal suo trasmettitore autorizzato.





(b)  Ci si accontenta oggigiorno della prima fonte in possesso, senza molto preoccuparsi di rintracciare le fonti precedenti a questa, e la risalita in sequenza fino al testimone oculare dell'evento. Nelle opere del Hadiith invece la questione è stata differente... "[3].





In conclusione, si può affermare che l'Isnaad rappresenta un elemento essenziale di ogni hadiith senza il quale nessuno ha la possibilità di verificare l'autenticità della narrazione. 'AbdulAllah ibn Al Mubarak è stato effettivamente corretto quando ha detto che senza l'isnaad chiunque sarebbe stato libero di dire ciò che voleva e poi spacciarla come parte della religione dell'Islam[4]. L'importanza dell'Isnaad è, infatti, evidente e veramente in pochi l'hanno contestata. Più importante invece è la discussione di quando l'Isnaad cominciò ad essere utilizzato  e se fosse trascorso dall'inizio della sua applicazione molto tempo dalla morte del Profetar, in quanto sarebbe, in effetti, inutile.





Nella tesi di dottorato, 'Umar Fullaatah ha discusso la storia dell'isnaad in grande dettaglio. Per motivi di spazio però, non è possibile presentare la discussione dettagliatamente. Tuttavia, egli ha esposto le seguenti importanti conclusioni:





Per quanto riguarda il momento in cui l'isnaad fu utilizzato per la prima volta al fine della trasmissione del hadiith, egli afferma che, in via predefinita, era uso  dei Compagni adoperare gli isnaad, ma dato che di solito non vi era alcun intermediario tra loro e il Messaggero di Dior non risulta così evidente il loro riferimento ad esso. I Compagni, che Allah si compiaccia di loro, riferivano il hadiith o evidenziando il fatto di averlo sentito direttamente dal Profetar, o indicando di non averlo sentito direttamente dal Profetar. Afferma Fullaatah che la stragrande maggioranza degli ahadiith riferiti dai Compagni furono quelli sentiti direttamente dal Messaggero di Dior. Pertanto, l'isnaad fu utilizzato in primo luogo durante l'epoca dei Compagni, nonostante sia possibile dire, che quest'uso sia appena percepibile.





Riguardo al momento in cui i narratori sono stati costretti dagli ascoltatori a menzionare i loro isnaad,afferma Fullaatah, che Abu Bakr, che Allah si compiaccia di lui, il primo califfo morto solo due anni dopo il Profetar, è stato il primo a esigere dal narratore la dimostrazione dell'autenticità del proprio racconto, e che a volte non accettava la notizia se dopo la convocazione di un testimone che confermasse il suo hadiith.





E così anche 'Umar, che Allah si compiaccia di lui, seguì la stessa metodologia.





In questo modo scoprivano se la persona avesse sentito il hadiith direttamente dal Messaggero di Dior o attraverso qualche fonte intermediaria. Il loro obiettivo era di verificare la correttezza della narrazione che benché fosse tale, al tempo stesso tal opera, inavvertitamente, induceva il narratore a mostrare lo stato dell'Isnaad del suo hadiith. Pertanto, i narratori già durante la loro epoca (quindi subito dopo la morte del Profetar) sono stati indotti ad esporre i loro isnaad


Ali, il quarto califfo, contemporaneo della fitnah (intesa come tumulto), che Allah si compiaccia di lui, a volte esigeva dal narratore il giuramento di aver sentito il hadith direttamente dal Profetar.





 Ovviamente, anche dopo la fitnah, continuò l'uso del richiedere al narratore la dichiarazione delle fonti[1].





Per quanto riguarda invece a quando il narratore cominciò ad insistere nel citare l'Isnaad di ciascun  hadiith, afferma Fullaatah che questa urgenza si è rafforzata in modo davvero evidente dopo che i narratori deboli e le persone immorali cominciarono a raccontare ahadiith. Durante quest'epoca il narratore stesso s'impegnava nel citare l'Isnaad del hadiith narrato.





Al A'mash era solito raccontare il hadith e poi dire: “ E qui vi è il cardinale della questione”, seguendo col parlare dell'Isnaad.





Al-Waleed ibn Muslim proveniente dallo Shaam ha riferito: “Un giorno, Al Zuhri disse: «Cosa c'è di malfatto in voi che vi vedo narrare il hadith senza la parte essenziale o più importante?». Dopo quel giorno i nostri compagni [cioè la gente dello Sham (Paesi del Levante, Medio Oriente o Arabia settentrionale)] si abituarono a menzionare l' Isnaad[2].





I sapienti quindi biasimavano gli studenti circa l'ascolto del hadith da insegnanti che si limitavano a ricordarlo senza l'Isnaad[3]. Infatti essi rifiuteranno qualsiasi detto privo della catena di trasmissione. Bahz ibn Asad disse: “Non accettare un hadith da qualcuno che non dice: «Ci ha narrato il tale»“, cioè privo di Isnaad. I musulmani cominciarono ad insistere sull'uso della catena di trasmissione anche in altre discipline diverse da quella del Hadith, come in Storia, in Tafsiir(esegesi del Corano), in Poesia ecc.





Pertanto, dopo aver discusso la questione in dettaglio, Fullaatah ha concluso con quanto segue:





1.               L'Isnaad fu utilizzato già durante il tempo dei Compagni, che Allah si compiaccia di loro.





2.               Abu Bakr, che Allah si compiaccia di lui, fu il primo ad imporre ai narratori la citazione della fonte del loro hadith.





3.               Il narratore stesso ha insistito nel citare l'Isnaad di ogni hadith sulla scia dei punti (1) e (2) precedenti[4].





In conclusione, non c'è mai stato alcun momento in cui le narrazioni dei detti siano state completamente prive del ricordo dell'Isnaad. Durante il tempo dei Compagni, l'uso della catena di trasmissione non era così evidente perché (di solito) non c'era nessun mediatore tra il narratore e il Profeta, che Iddio lo elogi e lo preservi. (L'epoca dei Compagni si è conclusa “ufficialmente” nel110 dopo al Hijra, con la morte dell'ultimo Compagno). Abu Bakr e Umar, che Allah si compiaccia di loro, erano scrupolosi nel controllo dell'autenticità degli ahadith. Più tardi apparvero sapienti come Al Sha'bi e Al Zuhri, che evidenziarono ai  musulmani la necessità di citare l'Isnaadcol hadith. L'importanza di questa pratica esaltò particolarmente dopo i principali scontri (come quella che ha causato la morte di Uthmaan, che Iddio si compiaccia di lui), e le persone si resero conto che le narrazioni del hadith rappresentavano la loro religione e, pertanto, dovevano necessariamente guardare con attenzione da chi stavano prendendo questa religione. Dopo i primi anni, l'Isnaad e il suo uso corretto divenne standardizzato e la sua conoscenza formò un ramo indipendente nella scienza del hadith. Ciò (la menzione dell'isnaad) continuò fino alle principali raccolte di hadith accuratamente redatte nel terzo secolo[5].





In realtà, Iddio ha benedetto la nazione di Muhammad, che Allah lo elogi e lo preservi, attraverso quel modo unico di preservare i suoi insegnamenti originali: l'Isnaad.





Scrisse Muhammad bn Haatim bn Al Mudhaffar:





“In verità Iddio ha onorato e distinto questa nazione e l'ha sollevata sopra le altre attraverso l'uso dell'Isnaad. Nessuna delle nazioni precedenti o presenti possiedono catene di trasmissione ininterrotte. Hanno in loro possesso pagine [antiche], ma i loro libri sono stati mescolati con i loro rapporti storici e non sono in grado di distinguere ciò che è stato originariamente rivelato, come la Torah o del Vangelo, e ciò che è stato aggiunto in seguito, come le segnalazioni prese da inaffidabili [o, più probabilmente, narratori sconosciuti]”





Un altro aspetto importante riguardante la conservazione degli ahadiith è stato l'immediato sviluppo della critica del hadith e il giudizio sui narratori. Anche durante la vita del Messaggero di Dio, la pace sia su di lui, i Compagni andavano spesso da lui a chiedergli conferma circa alcuni discorsi che sentivano correlati alla sua autorità. Il professore 'Azami, riferendosi ad esempi contenuti nelle raccolte di hadith come quella di Ahmad, Al-Bukhari, Muslim e al Nasaaiì, scrive:





“Se per critica intendiamo lo sforzo di distinguere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, allora possiamo dire che questa è iniziata già nella vita del Profeta. Ma in questa fase, non significava altro che andare dal Profeta e verificare che l'avesse effettivamente detto...





“Troviamo che questo tipo d'indagine o verifica sono state effettuate da , 'Umar, 'Ali, Ubaii bn Ka'b, 'Abdullah bn 'Amr, Zainab moglie di Ibn Mas'uud, e altri ancora. Alla luce di questi eventi, si può affermare che l'inchiesta sul hadith, o, in altre parole, la critica del hadith sia iniziata in una forma rudimentale già durante la vita del Profeta” [1].





Ovviamente questa pratica di confermare i rapporti direttamente con il Messaggero di Dio dovette necessariamente cessare con la morte del Profeta.  A quel tempo i Compagni, guidati da notabili come Abu Bakr, 'Umar, 'Ali, Ibn 'Umar e altri, usavano confermare il hadith tra di loro. 'Umar, per esempio, era molto severo nel salvaguardare la corretta diffusione del hadith. 


In Sahih Muslim si può trovare l'esempio di Abu Musa al Ash'arii. 'Umar, infatti, minacciò di farlo punire nel caso non gli avesse presentato un testimone per confermare un hadith che gli aveva raccontato. Commentando questo hadith, 'Abdul Hamid Siddiqi ha dichiarato che 'Umar non dubitava di Abu Musa, ma voleva solo ribadire il fatto di mantenere una stretta vigilanza nella trasmissione di ahadith[2].





Molti esempi di questo tipo possono essere forniti. Abu Hurairah, 'Aisha, 'Umar e Ibn 'Umar hanno difatti verificato ahadith. A volte verificavano il hadith da “riferimento incrociato” (come 'Umar e Abu Musa sopra), altre volte invece hanno usato quello che potrebbe essere definito con “serie temporali” di controllo. L'imam Muslim riporta che 'Aisha sentì un determinato hadith narrato da 'Abdullah bn 'Amr. Un anno dopo ha inviato il suo servo da 'Abdullah ibn 'Amr affinchè risentisse di nuovo il hadith per assicurarsi che l'avesse narrato esattamente come l'aveva sentito dal Profeta senza errori o aggiunte nella sua narrazione[3].





Questa indagine sui narratori ha portato allo sviluppo della scienza più affascinante ed esclusiva, cioè quella di Al Jarh ua Al Ta'diil, in cui la vita, le qualità accademiche e le qualità morali, letteralmente di migliaia di narratori sono affrontate in dettaglio. Ogni narratore deve soddisfare entrambi i requisiti, morali e accademici perché sia accettato il suo hadith. Uno solo requisito, senza l'altro infatti, non è sufficiente. Un individuo può avere una grande memoria o essere in grado di registrare riporti in modo molto preciso, ma se non è considerato una persona completamente onesta e degna di fiducia, le sue narrazioni di hadith, che sono le informazioni più importanti che un individuo possa trasmettere, non sono comunque accettate. Allo stesso modo, una persona può essere un individuo molto pio e onesto, ma se lui non possiede le qualità letterarie o accademiche per essere in grado di trasmettere informazioni in modo accurato e corretto, le sue narrazioni altrettanto non possono considerate valide.





Così, gli studiosi hanno sviluppato molti mezzi con cui mettere alla prova la competenza e la precisione dei narratori di ahadith. 'Azami afferma che ci sono quattro modi principali per verificare le competenze di un narratore e ne ha mostrato un esempio per ogni tipo[4], e sono:





1.     Confronto tra gli ahadith di diversi studenti dello stesso studioso. Un esempio è quello di Yahya bn Ma'iin che ha letto i libri di Hammad bn Salama da diciassette studenti di Hammad. Ha detto che così facendo sarebbe stato in grado di individuare gli errori che ha commesso Hammad (confrontandole con le narrazioni degli altri studiosi) e gli errori commessi da ogni singolo studente (confrontando il materiale di ciascun studente di Hammad con i suoi compagni).





2.     Il confronto tra le dichiarazioni di un unico studioso in tempi diversi. Si è parlato in precedenza di 'Aisha che fece chiedere di un hadith ad 'Abdullah bn 'Amr bn Al 'Aas  raccontato da lui già un anno prima. Così quando si accorse dell'assenza di errori scorse il fatto che lui abbia imparato il tutto a memoria esattamente come l'ha sentito dal Profeta[ﷺ].





3.     Il confronto tra la lettura orale e i documenti scritti. 'Azami ha citato il seguente esempio:





'AbdulRahman bn 'Umar ha trasmesso un hadith attraverso Abu Huraira riguardante la preghiera del Dhuhr [cioè quella di mezzogiorno], dicendo che poteva essere ritardata in estate dal suo momento iniziale. Abu Zur'ah disse però che questo detto non era corretto. Questo hadith era stato trasmesso sotto l'autorità di Abu Sa'id. Così 'AbdulRahman bn 'Umar prese molto seriamente l'accaduto tenendolo ben a mente per non dimenticare. Allora quando ritornò nella propria città, prese a controllare il detto nel suo libro accorgendosi di essere in errore. Allora scrisse ad Abu Zur'ah, confermandogli il proprio errore e chiedendogli di incaricarsi di questo guaio ed informare questa e quell'altra persona e gli studenti che gli avevano chiesto a riguardo e avvisargli del suo errore, ricordandogli che avrebbe ottenuto la ricompensa da Dio e che la vergogna per lui sarebbe stata molto meglio dell'Inferno[5].





4.     ) Il confronto tra il hadith e il testo coranico. Questa pratica iniziò già ai tempi dei Compagni. Il Corano, infatti, rappresentava il primo test che il hadith doveva passare. I Compagni non avrebbero potuto accettare alcun hadith che contraddicesse il Corano, e sarebbero giunti alla conclusione che era il Compagno che ha riportato il hadith ad essersi sbagliato o frainteso ciò che il Profeta aveva narrato. Ciò perché sapevano che in realtà il Corano e la Sunnah erano essenzialmente Rivelazioni e quindi non era possibile che uno potesse contraddire l'altro.





'Azami ha menzionato solo queste quattro modalità di verifica della competenza di un narratore, ma ce ne furono altre. Erano comunque piuttosto comuni: il confronto della notizia di un narratore con quelle che altri narravano (non di studenti dello stesso sapiente); confrontando una Sunnah con un'altra e confrontando il testo del hadith con eventi storici ben noti.





 



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