QUALE ERA IL SEGNO DI GIONA ?
Di Ahmed Deedat
Traduzione in italiano di
AbdEl Kawi M. Dello Russo
Versione originale in lingua inglese
Alam Ed.
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Le traduzioni in italiano dei libri di Ahmed Deedat di questa collana:
Muhammad il naturale successore di Cristo
Crocifissione o Croci-finzione?
Quale era il Segno di Giona?
I libri di Ahmed Deedat in lingua inglese:
WHAT THE BIBLE SAYS ABOUT MUHAMMAD
“Che cosa dice la Bibbia su Muhammad”
MUHAMMAD THE NATURAL SUCCESSOR TO CHRIST
“Muhammad il naturale successore di Cristo”
MUHAMMAD THE GREATEST
“Muhammad il più grande”
AL-QURAN: THE MIRACLE OR MIRACLES
“Il Corano: il miracolo o miracoli”
PEOPLE OF THE BOOK
“Gente del Libro”
COMBAT KIT
“Attrezzatura da combattimento”
IS THE BIBLE GOD’S WORD?
“La Bibbia è la parola di Dio?”
CRUCIFIXION OR CRUCI-FICTION?
“Crocifissione o croci-finzione?”
Esiste anche una raccolta che contiene questi libri dal titolo:
THE CHOICE “ISLAM AND CRISTIANITY” VOLUME ONE- VOLUME TWO
“La scelta: Islam e cristianità” volume uno- volume due
“Quale era il Segno di Giona?” 2005
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Introduzione
In questo libro “Quale era il Segno di Giona?”, titolo
originale “What was the Sign of Jonah?”, lo Sheikh Ahmed
Deedat approfondisce ciò che aveva scritto in
“Crocifissione o Croci-finzione?” sul Segno Miracoloso di
Giona, che restò vivo tre giorni e tre notti nel ventre della
balena. Lo Sheikh spiega l’argomento, come solo lui sa
fare, e mette a confronto il Segno Miracoloso di Giona con
la presunta sepoltura di Gesù, che restò (secondo i
vangeli) nella tomba tre giorni e tre notti. Questo libro di
poche pagine è prezioso perché svela molti misteri sulla
figura di Gesù, molti fatti mai avvenuti. Questa
traduzione in italiano, assieme alle due precedenti
“Muhammad il naturale successore di Cristo” e
“Crocifissione o Croci-finzione?” la dedico all’autore di
questo libro: lo Sheikh Ahmed Deedat, che continua a
scrivere libri, nonostante la sua invalidità che lo
costringe a rimanere a letto ormai da molti anni. La sua
malattia grazie a Dio non ha fermato la vera missione
dello Sheikh: quella di far conoscere la Verità al mondo
intero. I libri di Deedat e le video cassette dei suoi
dibattiti hanno contribuito ad aumentare la mia
conoscenza su certi argomenti religiosi che ignoravo.
Questo libro lo dedico a lui, ad Issa Tarasca e Aisha
Kaminjo. Issa e Aisha sono entrati nell’Islam grazie a Dio
da alcuni anni. Il primo stava studiando per diventare
prete, abbandonò gli studi e si convertì all’Islam dopo
aver visto Deedat in uno dei suoi dibattiti, la seconda si
convertì anche lei grazie a Dio e continua a studiare i
libri di Deedat. È stata lei a procurarmi la versione
originale di “Quale era il Segno di Giona?” che non
possedevo.
Buona lettura
AbdEl Kawi M. Dello Russo
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“Cristo” non è un nome
Più di mille milioni di cristiani oggi ciecamente accettano che Gesù di
Nazareth è il Cristo. Loro producono “mille e uno” profezie dalla Bibbia
ebraica (il Vecchio Testamento) per provare la loro affermazione che Gesù
era il Messia, promesso dagli ebrei. Lasciateci tenere le mille “profezie” in
sospeso per un momento ed esaminare l’unica inequivocabile rivendicazione
fatta da Gesù nei vangeli ed esaminare se lui mantenne la sua promessa agli
ebrei.
Dobbiamo ammettere che la parola Cristo non è un nome. È un titolo. È una
traduzione della parola ebraica “Messiah”, “Messia”, che significa “unto”. La
parola greca per “unto” è “Christos” dalla quale noi otteniamo la parola
“Cristo”.
Preti e re erano “unti” essendo consacrati al loro compito. La Sacra Bibbia
assegna questo titolo persino al re pagano Cyrus (Isaia 45:1).
Stiamo menzionando il vangelo di San Luca che:
“Passati otto giorni, venne il tempo di compiere il rito della circoncisione del
bambino. Gli fu messo nome Gesù, come aveva detto l’angelo ancor prima
che fosse concepito nel grembo di sua madre”.
(Luca 2:21)
Il nome che fu dato a Maria per suo figlio che non era ancora nato fu Gesù
non Cristo. Era solo dopo esser stato battezzato da Giovanni Battista che lui,
Gesù, affermò d’esser il Cristo. Gli ebrei non furono i soli ad accettare la sua
affermazione. Volevano essere la resistenza!
Miracolo come resistenza
Matteo scrisse che l’insegnamento degli uomini è tra gli ebrei- gli scribi e i
farisei- andarono da Gesù e gli chiesero, “Maestro, vorremmo che tu facessi
vedere un tuo segno ” (Matteo 12: 38).
Quello che loro volevano veramente era “un trucco magico”, “abilità di mano”
come far uscire un coniglio fuori del cappello o camminare sull’acqua, o
volare o camminare sui carboni ardenti. Questo è il tipo di “segno” o miracolo
che loro cercavano.
Gli ebrei lo scambiarono per un mago, uno stregone, un ciarlatano.
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Nessun “segno” ma una giusta indignazione da parte di Gesù che replicò:
“Questa gente malvagia e infedele a Dio vuole vedere un segno miracoloso!
Ma non riceverà nessun segno, eccetto il segno del Profeta Giona. Come
Giona rimase nel ventre del grande pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio
dell’uomo rimarrà sepolto nella terra tre giorni e tre notti”.
(Matteo 12: 39-40)
Gesù ha detto “nessun segno”. Lui non riferisce agli ebrei di accecare
Bartimeus il quale lo vede riconsegnato. Non dice “donna malata” che guarì
semplicemente toccandolo; o riguardo i due mila maiali che lui ha eliminato
per guarire “un uomo posseduto” o i 5 mila o 3 mila (uomini) che lui ha cibato
e saziato con alcune porzioni di pesce e pochi pezzi di pane. “Nessun segno”
dice Gesù, ma uno!- “il segno del Profeta Giona!”. Dichiara di essere il
Messia (Cristo) e rivela un solo “segno” che si è preparato a dare. Gesù
compie il solo segno cha ha mostrato? La cristianità risponde con un’unanime
S-I ! Senza curare - il consiglio biblico- “ esaminate ogni cosa e tenete ciò che
è buono” (1 Tessalonicesi 5:21)
Giona evita la sua chiamata
Qual’era il segno (miracolo) di Giona? Dobbiamo andare al “libro di Giona”.
Nel Vecchio Testamento e scoprirlo, Dio ha comandato a Giona di andare a
Ninive ed avvertire la gente di Ninive di pentirsi dai loro “Malvagi modi, e dalla
violenza che è nelle loro mani”. (Giona 3: 8)
Ma Giona era restio nell’andare come ammonitore alla gente di Ninive, così
lui andò a Joppa invece di Ninive, e prese una nave per fuggire dal comando
del Signore.
Mentre nel mare, c’era una terribile tempesta. Secondo la superstizione dei
marinai, una persona fuggendo al comando del suo Padrone crea una tale
agitazione al mare. Loro iniziarono a chiedersi fra loro: “Tiriamo a sorte (come
gettare una moneta “testa” o “croce”) per sapere chi di noi è la causa di
questa disgrazia. La sorte indicò Giona”. (Giona 1:7)
Nonostante momentaneamente ci fosse uno sbaglio in quel momento da
parte di Giona nel compiere la sua missione, lui coraggiosamente e
spontaneamente disse:“Gettatemi in acqua, così il mare si calmerà e vi
salverete. So che questa tempesta vi travolge per causa mia”. (Giona 1:12)
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Morto o vivo?
Siccome Giona era altruista offrì se stesso come si sacrifica un “vicario”, non
c’era bisogno di strangolarlo prima di lanciarlo nel mare, non c’era bisogno di
trafiggerlo o spezzare il suo braccio o l’arto.
Disse –rivolgendosi a Dio-: “Mi farai uscire vivo”.
Sorge adesso una domanda, quando il capitano e la ciurma lo gettò in mare,
Giona era vivo o morto? Alcuni bambini cristiani che hanno frequentato la
domenica scolastica daranno un’immediata risposta: “Vivo!”.
La tempesta si calma. Era forse una coincidenza? Un pesce inghiottì Giona.
Lui era vivo o morto quando fu inghiottito? La risposta è ancora “Vivo” era
vivo o morto quando “ Giona nel pesce pregò il Signore suo Dio”? (Giona 2:2)
Sicuramente gli uomini morti non piangono e non pregano! La risposta è
ancora “Vivo”! “un grande pesce ingoiò Giona ed egli rimase nel suo ventre
tre giorni e tre notti” (Giona 2:1): era vivo o morto? La risposta è “Vivo”. Il
3°giorno lo vomitò sulla spiaggia: vivo o morto?
V-I-V-O, naturalmente!
Cosa Gesù ha profetizzato riguardo lui? Disse: “Come Giona era…così sarà il
Figlio dell’uomo”, “soos Jonah” – “njenga Jonah”- come Giona. E com’era
Giona? Era vivo o morto per 3 giorni e 3 notti? Vivo! Vivo! Vivo! È l’unanime
risposta dell’ebreo, del cristiano e del musulmano!
Non come Giona
Se Giona era vivo per 3 giorni e 3 notti, allora Gesù era vivo nella tomba
come lui stesso aveva predetto! Ma la cristianità si attacca all’apparente
“morte” di Gesù per la salvezza. Così è come rispondere che Gesù fosse
morto per 3 giorni e 3 notti. La contraddizione tra il suo modo di parlare e il
suo compimento è ovvio. Giona vivo, Gesù morto! Non come Giona! Gesù
disse “Come Giona” non diverso da Giona. Se questo fosse vero allora a
secondo del suo test Gesù non è il vero Messia degli ebrei. Se ciò che il
vangelo riporta fosse vero allora come possiamo incolpare gli ebrei per il
rifiuto del “Cristo”.
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Tre e tre = 72 ore?
L’esperto sulla divinità e il professore della teologia replicano che in Matteo
12: 40, l’importanza è il fattore del tempo “Come Giona rimase nel ventre del
grande pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo rimarrà sepolto nella
terra tre giorni e tre notti”. “Per favore notate”, dice il colto teologo “che la
parola (tre) è ripetuta Q-U-A-T-T-R-O volte in questo versetto per provare che
Gesù stava andando a compiere la profezia, da prendere in considerazione la
lunghezza del tempo che lui stava dando per rimanere nella tomba, e non
‘come Giona era’ in relazione al suo stato di vivo o morto. Se è il fattore del
tempo che Gesù stava dando allora lasciateci domandare se lui sapeva di
mantenere la sua promessa fatta agli ebrei. La risposta del cristiano è:
“Certamente!”.
Festività nazionale
Sorge la domanda: quando Cristo fu crocifisso? L’intero mondo cristiano
risponde: “venerdì!” è questa la ragione per cui noi celebriamo “il venerdì” –
“gooi-vrydag”- come festività nazionale nella Repubblica del Sudafrica? E
ogni nazione cristiana dall’America allo Zambia, dall’Abissina allo Zaire hanno
una festività nazionale il “venerdì” a Pasqua. Cosa ha di così buono il
“venerdì”? “ Questo è il giorno della morte di Cristo sulla croce per lavare i
nostri peccati”, dicono i cristiani. Così lui fu ucciso sulla croce il venerdì, 1950
anni fa? “Si!” dicono i cristiani.
Dal vangelo scritto noi apprendiamo che gli ebrei avevano fretta di eliminare
Gesù. Da qui la mezzanotte come prova e poi lo mandarono a Pilato in
mattinata; da Pilato a Erode per poi tornare indietro a Pilato. Avevano paura
della festività nazionale. Gesù era il loro eroe. Lui era stato il loro benefattore.
I suoi nemici volevano eliminarlo velocemente, ed accadde così.
In ogni modo, loro andarono di fretta per appenderlo sulla croce, ed andarono
ugualmente di fretta per portarlo giù dalla croce prima del tramonto di venerdì
perché Sabato è il loro (giorno festivo).
Il Giorno festivo inizia circa alle 6 di pomeriggio del venerdì e gli ebrei erano
informati in Deutoronomio 21:23 che la vittima della crocifissione era una
“maledizione di Dio” e non era permesso rimanere appeso nel giorno festivo,
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“il suo cadavere non rimarrà tutta la notte appeso a quell’albero. Lo dovete
assolutamente seppellire nello stesso giorno: il cadavere di un uomo appeso
attira la maledizione di Dio, e voi non dovete rendere impura la terra che il
Signore, vostro Dio, sta per darvi in proprietà” Deuteronomio 21:23
Per soddisfare gli scrupoli religiosi degli scribi e farisei, i “segreti discepoli” di
Gesù tirarono giù il corpo dalla croce, lo lavarono, come dice (Giovanni 19:
39), poi misero il sudario del corpo nel sepolcro prima dell’imbrunire.
Perché “presunto”?
Ci sono numerose differenze tra le varie sette e denominazioni cristiane ma
riguardo a questo loro sono unanimi. Gesù si presume che sia stato nella
tomba di venerdì. E si presume che sia stato nella tomba anche di sabato. E
si presume ancora che sia stato nella tomba nella notte di sabato. I cristiani
sono tutti d’accordo su questo. Noterete che ho ripetuto la parola “presume
che sia stato” 3 volte. La ragione è che i vangeli tacciono: quando
esattamente Gesù uscì dalla tomba. Poteva esser rimosso dai suoi “discepoli
segreti” il venerdì notte e messo in un più adatto e riposante luogo, ma non
ho alcun motivo di spiegare su cosa gli autori del vangelo tacciono. Ho,
perciò, ripetuto la parola “ presume che sia stato” 3 volte. Nell’analisi finale,
lasciateci vedere se Gesù era 3 giorni e 3 notti nella tomba:
Settimana di Pasqua
Venerdì
Posto nella tomba al
tramonto
Nel Sepolcro
Giorni
Niente
Notti
Una notte
Sabato
Supponiamo che fosse
nella tomba
Un giorno Una notte
Domenica
Niente Niente
Totale Un giorno Due notti
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Non avrete alcun dubbio, noterete che il gran totale è un giorno e due notti, e
non tre giorni e tre notti. A secondo delle scritture dei cristiani Gesù ha fallito
una seconda volta. Prima di tutto lui non era come Giona, che era vivo nel
ventre della balena, contrariamente di quanto i cristiani affermano sul loro
maestro Gesù, che –secondo loro- era morto nello stesso periodo di tempo
come Giona (tre giorni e tre notti) era vivo, noi scopriamo che fallì anche il
fattore del tempo. Il più grande matematico della cristianità fallirà per ottenere
il risultato desiderato- 3 giorni e 3 notti. Dobbiamo non dimenticare che i
vangeli sono espliciti nel raccontarci che era “prima della levata del sole” di
domenica mattina (il primo giorno della settimana) che Maria Maddalena
andò alla tomba di Gesù e la scoprì vuota.
“Il buon” mercoledì
La famiglia Armstrong ha sfatato sull’intero mondo cristiano. Loro sembrano
conoscere la loro aritmetica! Il Signor Robert Fahey del giornale “Il piano
della verità”, ha avuto una conferenza recentemente al “Holiday Inn”, a
Durban, dove io ero presente. Il Signor Fahey ha tentato di provare al suo
pubblico cristiano che Gesù Cristo fu crocifisso di mercoledì e non di venerdì,
come è per la cristianità ortodossa negli ultimi due mila anni. Secondo lui se
uno calcola all’incontrario da domenica mattina si ottiene tre giorni e tre notti,
e si potrebbe ottenere mercoledì come risposta.
Mi congratulai con Mr Fahey per la sua ingenuità. Gli domandai come era
possibile che per due mila anni l’intero mondo cristiano ha celebrato il venerdì
anziché il mercoledì. In questo modo i 1,200,000,000 cristiani nel mondo oggi
ignorano il corretto giorno della così detta crocifissione! Significa che persino
la chiesa romana cattolica -la quale dichiara di far parte di una catena non
spezzata di papi da Pietro ad oggi – secondo il Signor Fahey sono traviati.
Dio o il Diavolo?
Sorge la domanda, chi ha ingannato milioni di cristiani in questi ultimi due
mila anni. Dio o il Diavolo? Il Signor Fahey ha risposto categoricamente:
“il Diavolo”!
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“Se il Diavolo”, ho detto, “può confondere i cristiani nelle cose più elementari
della loro fede, se celebrate il venerdì o il mercoledì, allora quanto è più facile
per lui traviare i cristiani nelle altre cose riguardo Dio?”
Il Signor Fahey arrossì ed andò via.
Se questa è la credenza della fede cristiana nel mondo d’oggi, potremmo
allora non chiedere: questa non è la più enorme e potente beffa nella storia?
Chi è Ahmed Deedat?
Ahmed Hoosen Deedat è nato il 1918 a Tadkeshvar nella provincia di Surat
ad est dell’India, da Hoosen Qassim Deedat, un africano del sud. Ahmed
Deedat ha raggiunto il padre in Sudafrica all’età di nove anni, dove ha
incominciato a frequentare la scuola “madrassa” islamica “Anjuman Islamic”,
ed appreso gli insegnamenti del Corano e della lingua inglese. In seguito ha
studiato in una scuola statale, fino al 1934. In India e in Africa ha frequentato
e lavorato con gli ebrei, che gli causarono diversi problemi, e con i missionari
cristiani britannici. Nel periodo in cui era a stretto contatto con i missionari,
Deedat non conosceva ancora molto bene la religione dell’Islam, e soffriva
per questa mancanza, perché non riusciva a dare spiegazioni soddisfacenti ai
cristiani sulla Bibbia e sul Corano. All’improvviso venne a conoscenza
dell’esistenza di un libro, pubblicato nel 1915, che gli cambiò la vita e s’intitola
“Izharu al-haqq”, (La verità giusta). Questo libro divenne per Deedat un’arma
di difesa dai missionari, ed incominciò ad avere con loro lunghe
conversazioni, dei veri e propri dibattiti. In uno di questi conobbe un inglese
musulmano, M. Fairbax. Un giorno M. Fairbax non si presentò ad uno dei
dibattiti e Deedat lo sostituì, per un lungo periodo che durò ben tre anni.
Deedat di giorno lavorava e la sera studiava in un liceo tecnico, il M. L.
Sultan, dove studiava dattilografia, contabilità, matematica e altre materie. I
testi sacri quindi, non li ha approfonditi a scuola, ma per conto suo, era
un’autodidatta, attento e preparato. Dopo aver sviluppato la sua conoscenza
culturale e religiosa, nel 1949 decise di viaggiare, anche perché non pensava
di rimanere a lungo in Sudafrica. Il Pakistan è stato il primo paese che l’ha
colpito perché gli ricordò l’India, il suo paese d’origine. Rimase in Pakistan
per tre anni, per lavoro. Riconobbe l’utilità della sua esperienza come
venditore, ed anche come impiegato nell’amministrazione che lo mise di
fronte a due scelte: avere la cittadinanza pakistana o tornare in Sudafrica?
scelse quest’ultima. In Sudafrica gli offrirono un lavoro e sostituì il direttore
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dopo la sua scomparsa, questo dopo qualche anno di gavetta. Deedat aveva
già lavorato in quel settore amministrativo. Dopo qualche tempo lasciò il
lavoro per fare dawa, “invito all’Islam” in tutto il mondo. Incominciò ad
organizzare dibattiti religiosi sul cristianesimo, ebraismo e Islam con
personalità religiose. Dibattiti eccellenti dal 1954, interminabili discussioni con
i cristiani, ed era molto schietto quando doveva dire qualcosa, non si
nascondeva dietro a strani termini. Deedat era più di un semplice studioso
della Bibbia, spiegava degli aspetti del testo cristiano e del Corano a molti
ancora sconosciuti. Un giorno, un gruppo di turisti lo chiamarono a
Johannesburg per tenere dei dibattiti in occasione della nascita del Profeta
Muhammad (pace e benedizione su di lui), la celebrazione si chiama “Aid al
mawlìd al nabawi”. Prese l’aereo senza esitare e disse: “Johannesburg e
perché no Durban?”. Era il 1958. Nel Dicembre di quell’anno tenne la prima
conferenza, e la seconda a Durban, come lui volle. Ci fu poi l’occasione per
ottenere la residenza 75 km da Durban. Fece così costruire il centro della
pace “As-salam”, centro di formazione per i musulmani, per poi diventare in
seguito un centro mondiale per “dawa” il (IPCI). Nel 1959 la sua conoscenza
arrivò ad un livello superiore e divenne così “guida islamica”. Ha ottenuto
riconoscimenti da parte di paesi musulmani, cristiani, buddisti e indù, come in
Europa, in America, in Africa, in Asia. Nella regione del CAP a Green Point
tenne una delle migliori conferenze di fronte a 3 mila persone, che rimasero
ammutolite. E’ stato triste il giorno in cui, all’IPCI (Islamic Propagation Centre
International), Deedat ha perso improvvisamente la parola, il più grande dono
di Dio, che possa aver ricevuto per far conoscere, attraverso i suoi dibattiti, il
vero messaggio dell’Islam al mondo intero. Si è ammalato nel 1996, dopo il
suo breve soggiorno in Australia, dove si era recato per i suoi dibattiti, tra i
migliori mai riusciti, di fronte ad una grande folla a Sydney, proprio nel
periodo di Pasqua, dal titolo “Il punto di vista di un musulmano”. E’ stata la
sua ultima lezione, da allora non si è più ripreso, costretto ormai a letto a
causa della sua malattia.
Ha scritto diversi volumi che trattano argomenti diversi come: la religione, la
politica, ecc…
Inoltre ha scritto: “La Bibbia è la parola di Dio?” e “Gli arabi e Israele: conflitto
o conciliazione?”. Il suo primo libro “Muhammad nell’Antico e Nuovo
Testamento” risale agli inizi degli anni 50.
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Ringrazio Allah per aver reso possibile la realizzazione di questo libro.
LO SHEIKH AHMED DEEDAT HA LASCIATO QUESTO MONDO L’8
AGOSTO 2005
Indice
Introduzione (3)
“Cristo” non è un nome (5)
Miracolo come resistenza (5)
Giona evita la sua chiamata (6)
Morto o vivo? (7)
Non come Giona (7)
Tre e tre = 72 ore? (8)
Festività nazionale (8)
Perché “presunto”? (9)
“Il buon” mercoledì (10)
Dio o il Diavolo? (10)
Chi è Ahmed Deedat? (11)