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L'ISLAM È CONTRO


IL TERRORISMO


A cura dalla Sezione Islamica Italiana


Nel nome di Dio, il Sommamente Misericordioso, il Clementissimo


all'inizio di questo secolo a tutt'oggi siamo stati tristemente testimoni di atroci attentati che


hanno portato morte e terrore fra la gente. In tutti è ancora vivo il ricordo di quanto successo


negli Stati Uniti d'America l'11 settembre 2001 e poi negli anni seguenti a Madrid e Londra; il


terrorismo non ha guardato in faccia nessuno, infatti, questi atti criminali hanno causato la morte di


donne, bambini, anziani, civili, musulmani, cristiani, ebrei e non credenti, ovvero i terroristi non si


sono mai fatti alcun tipo di scrupolo per cercare di ottenere il loro fine criminale.


D


Lo scopo di questo breve articolo è quello di far comprendere alla gente che l'Islam (la religione


dei musulmani) aborra il terrorismo, e che i suoi principi e insegnamenti sono in totale antitesi con


gli atti criminali compiuti dai terroristi oggigiorno. Inoltre, l'articolo è anche stato scritto affinché


sia un ammonimento per quei musulmani che, a causa della loro ignoranza o dottrina deviata,


simpatizzano per i noti gruppi eretici che compiono azioni terroristiche, al fine che possano fare


abiura della metodologia di questi criminali.


L'enciclopedia Treccani online definisce il terrorismo come: “L’uso di violenza illegittima,


finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne o


restaurarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti di aerei e simili”1. In


questo articolo non tratteremo il terrorismo in tutte le sue forme, ma andremo soltanto ad analizzare


l'uso di violenza perpetrata da quei gruppi che si professano musulmani le cui azioni criminali si


manifestano principalmente in attentati scellerati, spesso compiuti con il sacrificio della propria


vita, rapimenti e raramente in dirottamenti di aeroplani.


In arabo non esiste una parola che corrisponda al significato di terrorismo. Tuttavia è d'uso fra la


gente adoperare il termine irhāb, anche se in realtà è usato in un'accezione impropria essendo il


nome d'azione derivato dal verbo arhaba che significa: intimorire, impaurire o spaventare. Quindi il


significato originale della parola irhāb è l'atto d'intimidire che non è proprio la stessa cosa di


terrorismo. Inoltre, pure se si considerasse un contesto militare, il termine andrebbe ad identificare


le azioni intraprese da un paese come deterrente per intimorire lo stato nemico al fine di farlo


desistere dall'attaccare, o per prepararsi alla difesa della nazione: azioni assai diverse dagli atti


terroristici. È l'etimologia popolare di quest'epoca che ha coniato per il termine irhāb il significato


1 Si veda il link: http://www.treccani.it/enciclopedia/terrorismo/.


L'Islam è contro il terrorismo A cura della Sezione Islamica Italiana


di terrorismo, e la riprova è che questa sua accezione è possibile trovarla soltanto sui dizionari di


arabo moderno compilati a partire dalla metà del Novecento.


Dal punto di vista Islamico, lo šeyẖ ʿAbd al-ʿAzīz ibn Bāz, uno dei più grandi sapienti del secolo


scorso, il Muftī dell'Arabia Saudita, interrogato sul significato dei termini “estremismo” e


“terrorismo”, ne diede le seguenti definizioni:


«L'estremismo è il prendersi delle concessioni per le quali non c'è fondamento né verità.


Invece il terrorismo è la trasgressione perpetrata ai danni delle persone, colpendole o


uccidendole ingiustamente, senza aver alcun tipo di prova [per poter giustificare tali


azioni]; piuttosto [sono commesse] a causa dell'ignoranza e della mancanza di


discernimento. I terroristi sono coloro che uccidono le persone ingiustamente, senza


avere alcun tipo di prova dalla Šarīʿah (Legge Divina); di conseguenza essi alterano [lo


stato] di sicurezza delle persone, e causano problemi tra loro e i loro paesi. Questi sono i


terroristi»2.


La giurisprudenza islamica3 considera l'omicidio come un atto illecito, lo condanna pesantemente


e lo classifica come uno fra i peccati più gravi che possa compiere l'uomo4. I terroristi, in realtà,


vanno oltre l'omicidio poiché le loro azioni criminali portano quasi sempre anche distruzione,


possono far nascere dei conflitti, e soprattutto, dal momento che sono commesse da gente che si


professa musulmana, danno un'immagine totalmente sbagliata della religione, con l'eventuale


drammatica conseguenza di alimentare l'astio delle persone non musulmane nei confronti dell'Islam.


L'Islam, il cui significato è “Sottomissione o abbandono totale e sincero al volere di Dio”5, è la


religione che Dio l'Altissimo ha stabilito per i Suoi servi portata dal Suo ultimo Messaggero


Muḥammed (che gli elogi di Dio e la pace sia su di lui), il cui Messaggio ha completato tutti i Messaggi


portati dai Profeti precedenti (Gesù, Davide, Mosè, Abramo e tutti gli altri) ed è rivolto a tutta


l'umanità. L'Islam è libero da ogni forma di terrorismo e corruzione, ma bensì è una religione che


raccomanda la misericordia, la giustizia, l'onestà, il giusto mezzo nella pratica religiosa e ordina ai


musulmani di trattare bene e con giustizia tutte le creature proibendo l'uso della violenza. Dio


l'Altissimo ha detto nel Sublime Corano:


«In verità Dio ha ordinato la giustizia, la bontà e di dare [aiuto] alla propria


parentela, ed Egli ha proibito tutti gli atti indecenti, il male e l'oppressione. Egli vi


ammonisce cosicché possiate rammentarvene»6.


«E adora Dio e non associarGli alcunché, e siate buoni con i genitori, la parentela,


gli orfani, i bisognosi, il vicino che è parente, il vicino estraneo [alla parentela], il


compagno che vi sta accanto, il viandante [che incontrate] e ciò che le vostre mani


2 Si veda al-Fatāwá al-Šarʿiyyah fī al-Qaḍāyā al-ʿAṣriyyah, redatto da Muḥammed ibn Fahd al-Ḥuṣayn.


3 La giurisprudenza islamica (fiqh) è quella scienza che ha come oggetto la comprensione e l'applicazione della


Šarīʿah (la legge di Dio).


4 Si veda al-Kabāʾir del dotto Muḥammed ibn Aḥmed al-Ḏahabī, in cui l'autore mostra numerosi versetti del Nobile


Corano e detti del Profeta Muḥammed (che gli elogi di Dio e la pace sia su di lui) da cui si evince la gravità di questo


peccato.


5 La parola “Islam” deriva dalla stessa radice “salima” da cui proviene la parola pace (salām).


6 Il Capitolo XVI, Le Api, versetto n. 90.


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L'Islam è contro il terrorismo A cura della Sezione Islamica Italiana


destre possiedono. In verità Dio non ama coloro che sono superbi e vanagloriosi»7.


L'Islam inequivocabilmente proibisce gli atti orrendi perpetrati dai terroristi, li giudica come dei


criminali, e non accetta alcun tipo di scusa per giustificare questi atti illeciti. La vita umana è sacra e


va rispettata in quanto tale; Dio l'Altissimo ha detto nel Sublime Corano a proposito di colui che


uccide una persona ingiustamente:


«È come se uccidesse l'intera umanità; mentre chi salva la vita a un uomo, è come


se salvasse la vita a tutti gli uomini»8.


Anche in caso di guerra9 l'Islam proibisce di uccidere gli innocenti e di commettere atrocità;


infatti, il Profeta Muḥammed (che gli elogi di Dio e la pace sia su di lui) ha proibito di uccidere donne e


bambini10, e inoltre quando assegnava a qualcuno l'incarico di comandare una spedizione militare,


impartiva i seguenti ordini:


«Andate a combattere e non appropriatevi indebitamente del bottino, mantenete le


promesse, non infierite sui cadaveri e non uccidete i bambini»11.


Coloro che seguirono il Profeta Muḥammed (che gli elogi di Dio e la pace sia su di lui) nella guida dello


stato islamico proibirono ai musulmani durante la guerra di compiere atrocità e ingiustizie; ad


esempio il primo califfo dello stato islamico Abū Bakr al-Ṣiddīq, quando inviò l'esercito in Siria,


diede le seguenti istruzioni a Yazīd ibn Abī Sufiyān, un comandante di una delle truppe:


«Ti raccomando dieci cose: non uccidere le donne, né i bambini, né gli anziani decrepiti,


non tagliare gli alberi da frutta, non devastare i luoghi abitati, non ammazzare le pecore,


né i cammelli a meno che tu non lo faccia per cibartene, non bruciare le api e non


disperderle con l'acqua, non appropriarti indebitamente del bottino, e non essere


codardo»12.


Dal momento che l'uccisione di gente innocente e la devastazione è vietata al musulmano durante la


guerra, come può pensare una persona dotata di un briciolo d'intelletto che tali atrocità siano invece


lecite quando è stato stipulato un patto di pace e di sicurezza fra musulmani e non musulmani?13


7 Il Capitolo IV, Le Donne, versetto n. 36. Diversi versetti del Sublime Corano raccomandano al musulmano di avere


buone maniere e di compiere il bene, e non essere iniquo né oppressore; invitiamo il lettore a verificare di persona.


Inoltre, il Profeta Muḥammed (che gli elogi di Dio e la pace sia su di lui), che per tutti i musulmani è un'eccellente


modello da emulare, ha sempre interagito con le persone sia musulmane sia di altre religioni con giustizia e


misericordia; si veda la sua biografia, ad esempio Il Profeta Muḥammed – La sua vita secondo le fonti più antiche di


Martin Lings.


8 Il Capitolo V, La Tavola imbandita, versetto n. 32.


9 Con “guerra” s'intende generalmente un conflitto armato fra due o più stati, e con “spedizione militare” s'intende


un'impresa militare legittima compiuta da una o più truppe di un esercito nazionale contro un nemico. Ovviamente le


azioni terroristiche non possono essere assolutamente considerate delle azioni di guerra né delle spedizioni militari,


poiché coloro che le compiono non fanno parte di eserciti nazionali ma sono invece affiliati a gruppi eversivi, e i


loro attacchi sono illegittimi e sono compiuti a danno di persone civili e innocenti.


10 Si veda ad esempio i detti riportati da Muslim (n. 1744) e da al-Buẖārī (n. 3014).


11 Detto riportato da Muslim (n. 1731) e altri.


12 Detto riportato dall'Imām Mālik nella sua raccolta intitolata Muwaṭṭaʾ, nel libro sul ǧihād, nel capitolo sul divieto di


uccidere le donne e i bambini durante le spedizioni militari (21/3/10).


13 Spesso, tristemente, sentiamo che alcuni gruppi deviati giustificano gli atti terroristici commessi nei paesi


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L'Islam è contro il terrorismo A cura della Sezione Islamica Italiana


In accordo alla giurisprudenza islamica (fiqh), la vita e lo stato delle seguenti persone sono


protetti nell'Islam:


➢ I cittadini non musulmani che vivono nello Stato islamico (chiamati ḏimmī in arabo);


➢ Coloro che sono sotto la protezione dello Stato islamico, a cui appartengono anche le


persone che si recano nei paesi musulmani per lavoro o per altro motivo (chiamati


mustaʾmīn in arabo);


➢ Coloro con cui i musulmani hanno stipulato dei patti o accordi;


In particolare, ci concentreremo solo sulla terza categoria poiché il principale interesse di questo


articolo è quello di analizzare il caso dei musulmani che vivono nei paesi occidentali.


Per quanto riguarda la prima categoria lo stato islamico oltre a garantire la sicurezza di queste


persone deve anche garantirgli tutti i diritti stabili dalla Šarīʿah, come ad esempio: di preservare la


loro dignità di esseri umani, la libertà di culto, di seguire le proprie leggi religiose, di garantirgli


l'assistenza sociale, di riservargli un buon trattamento, ecc.; l'autorità del paese musulmano in cui


vivono non li deve opprimere, ma li deve trattare con giustizia14.


Oggigiorno la seconda categoria riguarda principalmente quelle persone che per turismo o lavoro


si recano nei pesi musulmani. Con l'assegnazione del visto, ovvero del permesso da parte


dell'autorità di quello stato di poter entrare e soggiornare nel paese, queste persone ottengono la


garanzia della protezione da parte dei musulmani; di conseguenza è assolutamente vietato ucciderle,


aggredirle, rapirle o fargli del male. Il consiglio dei grandi sapienti dell'Arabia Saudita ha


sentenziato15:


«A chi l'autorità permette di entrare nel paese con il patto e la promessa di garantire la


sua incolumità e sicurezza, la sua vita ed i suoi beni sono protetti, non è assolutamente


permesso fargli del male; e chi lo uccide avrà quello che il Profeta Muḥammed (che gli


elogi di Dio e la pace sia su di lui) ha detto: “Egli non sentirà il profumo del Paradiso”16, e


questo è un severissimo avvertimento per chi aggredisce coloro ai quali è stato concesso


l'accordo».


Infine, per la terza categoria bisogna distinguere due casi. Il primo riguarda un paese musulmano


il cui governo legittimo ha stipulato un accordo con un altro paese non musulmano, ad esempio


l'Arabia Saudita e gli Stati Uniti d'America. Ai cittadini del paese musulmano non è permesso


compiere alcun atto di aggressione nei confronti dell'altro paese, anche nel caso in cui ritengano che


l'accordo non sia giusto. Il secondo caso invece è quello dei musulmani che vivono nei paesi


occidentali come risposta legittima alla politica estera di oppressione di questi stati nei confronti dei paesi


musulmani. La verità è che niente può essere usato come giustificazione di questi atti criminali, i musulmani devono


condannare il terrorismo e non trovare alcun tipo di scusa per questi crimini, poiché l'Islam rigetta questi atti


scellerati. Muslim nel suo Ṣaḥīḥ (detto n. 1718) riporta che il Profeta Muḥammed (che gli elogi di Dio e la pace sia su di


lui) ha detto: «Chi compie un'azione non conforme al nostro affare [all'Islam], essa è respinta».


14 Per avere maggiori dettagli si veda il libro I Diritti dei Non-Musulmani nei Paesi Islamici scritto dal Dott. Saleh


Hussain Al-Aayed.


15 Tratto dal verbale della riunione del consiglio dei grandi sapienti dell'Arabia Saudita tenutosi a Riyāḍ il 14 Maggio


2003, in seguito agli attacchi terroristi avvenuti in questa città due giorni prima.


16 Riportato da al-Buẖārī (n. 3166).


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L'Islam è contro il terrorismo A cura della Sezione Islamica Italiana


occidentali, dai quali hanno ottenuto un visto, un permesso o una carta per poter risiedere in essi; il


rilascio del documento corrisponde a un patto stipulato fra il musulmano e il paese che lo ospita17.


Lo šeyẖ Muḥammed ibn ʿAbd al-Wahhāb al-ʿAqīl, professore di credo islamico (ʿaqīdah)


dell'università di Medīnah, spiega molto bene questa categoria:


«Se il governante dei musulmani ha stipulato degli accordi con le nazioni non


musulmane, come ad esempio la Gran Bretagna, gli Stati Uniti d'America o la Francia,


non è permesso a noi combattere contro uno Stato con cui sono stati stipulati degli


accordi dal governante dei musulmani. Questo vale anche se alcune condizioni del patto


ci possono sembrare oppressive, come gli accordi che il Profeta Muḥammed (che gli elogi


di Dio e la pace sia su di lui) stipulò con i miscredenti di Mekkah, nonostante che alcuni


Compagni considerassero certe condizioni contro i musulmani e gravose, ma il Profeta


Muḥammed (che gli elogi di Dio e la pace sia su di lui) ordinò a loro di ascoltare e ubbidire, e


così fecero i Compagni18.


Invece per quanto riguarda i musulmani che stanno vivendo nei paesi non


musulmani, la Legge Divina, l'intelletto e i costumi indicano che non è permesso a un


musulmano che è entrato in questi paesi truffare i loro popoli. Piuttosto tutti i


musulmani devono rispettare gli accordi e le promesse che hanno fatto per poter entrare


e vivere in questi Stati. In verità, è dovere di ognuno di questi musulmani, in accordo


all'intelletto e alla Legge Divina, mostrare gratitudine a queste persone, di comportarsi


bene e di essere misericordioso con loro, e di ringraziarle per aver concesso ai


musulmani di vivere tra di loro nel loro Stato. Questi non musulmani hanno concesso a


loro di entrate nel paese, e gli hanno permesso di apprendere la conoscenza islamica, di


studiare, di lavorare e condurre affari. Addirittura può essere che alcuni musulmani


percepiscano dei soldi da questi Stati (come assistenza sociale o sussidi statali),


utilizzino una carta sotto il loro patronato oppure ottengano un passaporto per poter


viaggiare nel modo sotto la loro protezione. Il Profeta Muḥammed ha detto (che gli elogi di


Dio e la pace sia su di lui): “Chi non ringrazia la gente non ringrazia Dio”19»20.


Quanto detto prima dallo šeyẖ Muḥammed ibn ʿAbd al-Wahhāb al-ʿAqīl trova conferma nella


situazione dei musulmani in Italia. Infatti, i musulmani per potersi recare o vivere in Italia devono


ricevere il benestare da questo Paese tramite l'ottenimento del permesso di soggiorno o del visto,


con il quale viene stipulato un preciso accordo: la persona si impegna a rispettare le leggi del Paese


e lo Stato garantisce di proteggere la sicurezza e i beni della persona. Di conseguenza i musulmani


devono impegnarsi a mantenere tale accordo e ha comportarsi bene con il popolo italiano. Inoltre, in


verità, bisogna riconoscere che lo Stato italiano tratta bene i musulmani dal momento che gli


assicura la libertà di culto, l'assistenza sanitaria, la casa popolare, gli assegni familiari, il sussidio di


17 Ovviamente questo riguarda anche i musulmani che sono nati in questo paese e anche quelli che si sono convertiti


all'Islam.


18 Lo šeyẖ sta facendo riferimento al trattato di Ḥudaybiyah stipulato fra i musulmani e i miscredenti della tribù dei


Qurayš che governava Mekkah.


19 Riportato da: Abū Dāwud (n. 4811) e al-Tirmiḏī (n. 1954); il sapiente al-Albānī l'ha dichiarato autentico in Maškāh


al-Maṣābīẖ (n. 3025) e in Silsilah al-Ṣaẖīẖah (n. 416).


20 Questa spiegazione è tratta dalla lezione fatta dallo šeyẖ il 20 Agosto 2005 via tele-link con la moschea Ibn


Taymiyyah di Londra (Brixton).


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L'Islam è contro il terrorismo A cura della Sezione Islamica Italiana


disoccupazione e molte altre cose21.


In base quanto detto, speriamo che il lettore abbia compreso che gli atti criminali compiuti dai


terroristi che si professano musulmani sono assolutamente estranei all'Islam. Spesso questi eretici


affermano che le loro azioni sono compiute nel nome del ǧihād22, arrivando addirittura a dire che i


loro “combattenti” che sacrificano la propria vita nell'attentato suicida sono dei martiri; questo è del


tutto falso, l'Islam condanna queste azioni e nel caso dell'attentato suicida, considera in generale


l'attentatore al pari di una persona che si è suicidata, condannandolo all'Inferno. Al sapiente


Muḥammed ibn Ṣāliḥ al-ʿUṯaymīn fu chiesto il suo parere religioso in merito a chi commette


attacchi suicidi come ad esempio il farsi esplodere con una macchina carica di esplosivo, sapendo


senza dubbi che sarebbe morto suicida, lo šeyẖ rispose:


«In verità, la mia opinione è che egli sia considerato come uno che ha ucciso sé stesso


(ovvero che si è suicidato), e il risultato è che sarà punito nell'Inferno, in base a quanto è


stato riportato in modo autentico sull'autorità del Profeta Muḥammed (che gli elogi di Dio e


la pace sia su di lui): “In verità chi [intenzionalmente] uccide sé stesso, certamente sarà


punito nel fuoco dell'Inferno, in cui egli dimorerà in eterno”23. Tuttavia, chi è


ignorante, non ha la conoscenza e ha supposto che la sua azione fosse buona e


apprezzata da Dio, allora speriamo che Dio lo perdoni per quello che il suo acume ha


tratto dalle regole religiose, anche se non trovo nessuna scusa per lui al giorno d'oggi. Il


motivo è perché questo tipo di suicido è ben conosciuto e noto fra la gente, perciò è


obbligatorio per la persona chiedere ai sapienti riguardo a questo atto fino a quando


riesce a distinguere la giusta guida dall'errore.


Ciò che è sbalorditivo, è che tali persone uccidano sé stessi nonostante che Dio abbia


proibito questo, poiché Egli ha detto: “Non uccidete voi stessi! In verità Dio è


Sommamente Misericordioso nei vostri confronti”24. Molti fra di loro desiderano


unicamente vendicarsi del nemico in qualsiasi modo sia lecito sia illecito; di


conseguenza vogliono soltanto soddisfare la loro sete di vendetta. Chiediamo a Dio di


21 Come tutti sanno la costituzione italiana assicura la libertà di culto e vieta di discriminare le persone in base alla loro


fede religiosa. Di conseguenza, come principio giuridico, al musulmano viene garantita la possibilità di praticare la


propria religione in Italia. L'articolo n. 19 della Costituzione italiana stabilisce: “Tutti hanno diritto di professare


liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di


esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume ” (si veda anche art.


n. 3, 8 e 20).


22 La parola “ǧihād” è il sostantivo verbale del verbo “ǧāhada” (forma derivata III), e il suo significato letterale è lo


sforzarsi, il fare tutto il possibile o il combattere il nemico. Dal punto di vista religioso “ǧihād” significa: combattere


vigorosamente per la Causa di Dio affinché la Sua Parola sia la più alta; la traduzione del termine “ǧihād” in “guerra


santa” è del tutto errata e priva di fondamento. Ribadiamo che il combattimento è previsto in caso di guerra o di una


spedizione militare, e non quando c'è un accordo o un patto di non belligeranza fra le nazioni; inoltre, il ǧihād deve


essere compiuto sotto la supervisione di un'autorità islamica, e in accordo alle norme giuridiche stabilite dalla


Šarīʿah (legge di Dio) in materia, e non secondo il desiderio di gloria, di vendetta o di tirannia delle persone.


Tuttavia, il ǧihād include numerose altre azioni compiute per la causa di Dio che non riguardano il combattimento,


inteso in termini militari; infatti, ad esempio sono tipi di ǧihād ciò che viene compiuto: dal musulmano su sé stesso


imparando la religione, mettendola in pratica e insegnandola alla gente; nei confronti di Satana, allontanandosi dalle


cose dubbie e da quelle che suscitano tentazione; per fermare le ingiustizie, le azioni malvagie e le innovazioni. Di


conseguenza gli atti terroristici non hanno nulla a che fare con il ǧihād poiché sono degli atti criminali illeciti,


proibiti dalla Šarīʿah. Per maggiori dettagli sull'argomento si veda Zād al-Maʿād scritto dal dotto Ibn Qayyim.


23 Riportato da: al-Buẖārī (n. 5778) e Muslim (n. 109 e 110).


24 Il Capitolo IV, Le Donne, versetto n. 29.


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L'Islam è contro il terrorismo A cura della Sezione Islamica Italiana


benedirci con la lungimiranza nella Sua religione, e di concederci delle azioni che sono


da Lui apprezzate, in verità Egli ha potere su ogni cosa»25.


I sapienti musulmani hanno sempre condannato gli atti terroristici, ammonendo i musulmani ad


abiurare le metodologie di quei gruppi eretici che li considerano leciti. Ad esempio l'eretico Usāmah


ibn Lāden, che tutti noi tristemente conosciamo, è stato condannato numerosissime volte, già da


quando iniziò a esporre pubblicamente la sua dottrina, come quando rilasciò un'intervista alla TV


al-Ǧazīrah alla fine dell'anno 1998, affermando ignobilmente:


«Io guardo con grande venerazione e rispetto quei grandi uomini per aver levato


l'umiliazione dalla fronte della nostra Nazione, sia riguardo a coloro che hanno fatto


scoppiare le bombe a Riyāḍ sia a chi l'ha fatto a Hc ubar (in Arabia Saudita) o nell'Africa


orientale, e qualunque cosa è simile a queste azioni».


A queste parole immorali, rispondiamo con alcune delle parole di condanna sentenziate dai sapienti


e dalle autorità nei confronti di questo accanito eretico:


➢ Il sapiente Muqbil ibn Hādī al-Wādiʿī disse: «Io assolvo e discolpo me stesso (davanti a


Dio) da Ibn Lāden, poiché egli è una disgrazia e una calamità per la Nazione


musulmana, e le sue azioni sono malvagie»26.


➢ Lo šeyẖ Ṣāliḥ Āl al-Šeyẖ, il Ministro degli affari islamici dell'Arabia Saudita, ha


affermato durante una lezione avente come oggetto le deviazioni nella comprensione


dell'Islam: «... fino a questi tempi, può darsi che tu abbia sentito alcuni insegnanti


elogiare Usāmah ibn Lāden, e questa è una deficienza nella comprensione dell'Islam»27.


➢ Al sapiente Aḥmed ibn Yaḥyá al-Naǧmī fu chiesto il suo parere religioso riguardo a


coloro che considerano Usāmah ibn Lāden un leader assegnandogli il titolo di “leader


dei credenti”, lo šeyẖ rispose: «Costoro sono i demoni (šayāṭīn). Essi sono i demoni. Ibn


Lāden è un demone perverso, un ẖāriǧī28; non è permesso ad alcuno di elogiarlo.


Chiunque lo elogia dà evidenza che è un ẖāriǧī come lui … chiunque lo elogia dà


evidenza che è un ẖāriǧī come lui»29.


Di conseguenza l'accusa che spesso viene rivolta nei confronti dei musulmani di mantenere una


posizione ambigua nei confronti del terrorismo è falsa, ed è smentita dalle innumerevoli condanne


sentenziate dai leader dei musulmani, le quali sono facilmente reperibili in rete (internet): il lettore


può verificare di persona. Si riporta qui di seguito alcune parole della condanna degli atti criminali


accaduti l'11 Settembre 2001 negli Stati Uniti d'America, sentenziata dal Muftī dell'Arabia Saudita,


lo šeyẖ ʿAbd al-ʿAzīz Āl al-Šeyẖ, poiché riteniamo che sia la più autorevole:


25 Si veda Kayfa Nuʿāliǧ Wāqiʿunā al-Alīm (pag. 119).


26 Si veda la rivista al-Rāʿī (datata 19/12/1998), pubblicata in Kuwait.


27 Dall'articolo pubblicato sul giornale al-Riyāḍ (datato 08/11/2001), stampato in Arabia Saudita.


28 Con il termine “ẖāriǧī” s'intende colui che ha una dottrina religiosa conforme a quella del gruppo eretico dei


ẖawāriǧ. Costoro si contraddistinguono per la loro ribellione contro i governanti dei musulmani, e per il fatto che


considerano al pari di un miscredente il musulmano che commette un peccato maggiore. In particolare, sono


tristemente conosciuti per lo spargimento di sangue che hanno perpetrato a danno della Nazione musulmana.


29 Si veda il sito www.islamagainstextremism.com.


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L'Islam è contro il terrorismo A cura della Sezione Islamica Italiana


«È obbligatorio per tutti noi, entrambi stati e società, musulmani e non musulmani,


conoscere alcune importanti questioni:


1. Questi atti che sono successi negli Stati Uniti d'America, e qualsiasi cosa di


simile come il dirottamento di aerei, il prendere della gente in ostaggio o


ucciderla senza una giusta causa, sono assolutamente una manifestazione


d'ingiustizia, oppressione e tirannia che la Legge islamica non permette né


approva. Piuttosto sono espressamente proibiti, e sono annoverati fra i peccati


più gravi.


2. Il musulmano che impara i dettagli della propria religione, e agisce in accordo


al Sublime Corano e alle tradizione del Profeta Muḥammed (che gli elogi di Dio e


la pace sia su di lui), non permette a sé stesso di cadere in questi tipi d'azioni,


perché così facendo si esporrebbe alla collera di Dio, e il loro risultato


sarebbe quello di fare danni e seminare corruzione (sulla terra).


3. È obbligatorio per i sapienti della Nazione musulmana spiegare la verità


riguardo a questi atti, e di chiarire al mondo che la Legge di Dio e l'Islam non


permettono questi tipi d'azioni, mai!


4. È a carico dei mezzi di comunicazione e di coloro che stanno dietro a essi –


fra chi accusa i musulmani e cerca di insultare questa nobile e retta religione,


descrivendola con ciò che in realtà non gli appartiene al fine di suscitare


tribolazione e danno alla reputazione dell'Islam e dei musulmani, e con lo


scopo di separare i cuori e diffondere l'ansia fra la gente – l'obbligo di


trattenersi dal fuorviare le persone, e di rendersi conto che ogni persona sana


e giusta conosce i fondamenti dell'Islam, e sa che non è possibile descrivere


in tal modo questa religione o rivolgerle codeste accuse, poiché nel corso


della storia le nazioni hanno conosciuto i fedeli dell'Islam come quelli che


hanno rispettato i diritti degli altri, si sono comportati giustamente e non sono


stati oppressori»30.


Concludiamo questo breve articolo, ammonendo tutti i musulmani a dissociarsi da questi gruppi


eretici che portano morte e distruzione, e nel caso in cui vengano a conoscenza con certezza che


qualche musulmano stia per commettere un atto di questo tipo, li esortiamo a denunciarlo


immediatamente alle autorità competenti, perché così facendo evita a tale musulmano di


commettere un grave crimine, salva la gente che sarebbe stata da lui colpita, ed elimina ogni


animosità che sarebbe stata rivolta nei confronti dei musulmani a causa sua. Il Profeta Muḥammed


(che gli elogi di Dio e la pace sia su di lui) disse a tal proposito:


«Aiutate il vostro fratello, sia se è l'oppressore sia se è l'oppresso». Un uomo gli


chiese: «O Messaggero di Dio! Lo aiuterò nel caso in cui sia l'oppresso, ma come posso


aiutarlo nel caso in cui sia l'oppressore?». Rispose: «Impedendogli di commettere


30 Si veda il sito www.islamagainstextremism.com.


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L'Islam è contro il terrorismo A cura della Sezione Islamica Italiana


l'oppressione, in questo consiste l'aiuto»31.


E la lode appartiene a Dio, il Signore dei mondi.


31 Riportato da al-Buẖārī (n. 6952), e in un'altra versione da Muslim (n. 2584).


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