L'ACETO DI VINO
Nel nome di Allâh, il Sommamente Misericordioso, il Clementissimo
Fu chiesto a šeyẖ al-Islām Aḥmed Ibn Taymiyyah (che Allâh abbia misericordia di lui) a proposito del
vino che si trasforma in aceto, se è lecito ad una persona che è all'oscuro di questa mutazione
consumare o vendere quest’aceto; gli fu chiesto anche del caso in cui la persona sia invece al
corrente del processo di mutazione. Lo šeyẖ al-Islām rispose:
’acidificazione del vino trasformandolo in aceto2 ha suscitato grandi controversie: c’è chi lo
ritiene lecito come l'Imām Abū Ḥanīfah, e c’è chi invece lo ritiene illecito. Si narra che l'Imām
Mālik ritenga che il processo di acidificazione purifichi il vino come alimento. Si dice anche che il
processo è permesso spostando in alternanza il vino dal sole all’ombra, togliendo il coperchio del
contenitore in cui è riposto o in una altra maniera simile senza aggiungere nessun additivo, come si
sostiene nelle scuole di giurisprudenza degli Imām al-Šāfiʿī ed Aḥmed. Tuttavia alcuni ritengono
che il processo di acidificazione del vino in aceto non sia permesso in ogni caso, come certi seguaci
degli Imām al-Šāfiʿī ed Aḥmed, e questo è il parere corretto poiché è stato confermato dal
Messaggero di Allâh (che gli elogi di Allâh e la Pace siano su di lui) che quando gli venne chiesto del caso di
alcuni orfani che avevano ereditato del vino, ordinò di sbarazzarsene; ma gli dissero che gli orfani
erano poveri, allora rispose: «Allâh li arricchirà tramite il Suo Favore».
L
Siccome il Messaggero di Allâh (che gli elogi di Allâh e la Pace siano su di lui) ha ordinato di sbarazzarsi
di quel vino impedendo di trasformarlo in aceto, ed abbiamo l’obbligo tassativo di obbedirgli
riguardo a ciò che ordina o proibisce, allora il vino deve essere versato, buttandolo via, e non può
essere trasformato in aceto. Questo nonostante il fatto che si trattasse della proprietà di orfani, e che
quel vino fosse lecito poiché era stato preso da loro prima che venisse rivelato il decreto divino, e
quindi non sarebbero stati per niente disobbedienti3.
Si è detto che questo fatto è stato abrogato perché è avvenuto all’inizio dell’Islam, perciò fu
impedito di acidificare il vino in aceto come fu ordinato ai musulmani di rompere i contenitori di
1. L'articolo proposto è la traduzione della fatwá di Ibn Taymiyyah presente in Maǧmūʿ al-Fatāwá: volume n. 21 (pag.
483-487), il libro del fiqh, la purificazione (al-Ṭahārah), il capitolo della rimozione delle impurità.
2. Il processo chimico tramite il quale il vino si trasforma in aceto è quello della acetificazione, in cui l'alcol (etanolo)
viene trasformato tramite ossidazione in acido acetico a opera di microorganismi. Il processo può essere naturale
oppure pilotato dall'uomo.
3. Ovvero s'intende il decreto divino che ha impartito il divieto del vino. Dal momento che il fatto è accaduto prima
dell'arrivo del decreto divino, sarebbe stato lecito per loro trasformare il vino in aceto.
L'aceto di vino Di šeyẖ al-Islām Aḥmed Ibn Taymiyyah
terracotta e le botti con la funzione di provvedimento preventivo. Si è risposto che questa
conclusione è errata per diversi motivi, fra cui:
1. L’ordine Divino e quello Profetico vengono abrogati solamente da un altro ordine Divino
o Profetico, e per quanto ne sappiamo, non ci fu nessun testo abrogativo di questo genere
su tale questione.
2. Dopo la morte del Messaggero di Allâh (che gli elogi di Allâh e la Pace siano su di lui), nessuno
dei Califfi ben guidati (che Allâh sia soddisfatto di loro) ha permesso la trasformazione
intenzionale del vino in aceto, come è stato riportato da ʿUmar bin al-H̱ aṭṭāb che disse:
«Non consumate l’aceto di vino ad eccezione del vino che viene deteriorato da Allâh4, e
non c’è nessun problema per il musulmano acquistarlo dalla gente del ḏimmah5». Quindi
ʿUmar bin al-H̱ aṭṭāb ha impedito il processo di acidificazione indotta del vino, e ha
permesso invece di consumare quello trasformato in modo naturale, e di comprarlo dalla
gente del Libro perché essi non corrompono il loro vino ma si acidifica
indipendentemente dalla loro volontà. Perciò l’affermazione di ʿUmar bin al-H̱ aṭṭāb è una
prova rispetto a qualsiasi altra affermazione.
3. Si sa che i Compagni (Ṣaḥābah) (che Allâh sia soddisfatto di loro) erano coloro che obbedivano
di più ad Allâh l'Altissimo ed al Suo Messaggero (che gli elogi di Allâh e la Pace siano su di lui),
perciò quando gli fu proibito il vino, essi lo versarono, buttandolo via, e dato che con tale
proibizione gli fu vietato anche di trasformarlo in aceto, allora questo divieto è più ovvio
per le generazioni venute dopo di loro, essendo esse meno obbedienti ad Allâh l'Altissimo
ed al Suo Messaggero (che gli elogi di Allâh e la Pace siano su di lui) rispetto ai Compagni.
Questo è evidente dal fatto che ʿUmar bin al-H̱ aṭṭāb inasprì la punizione contro chi
consumava il vino, arrivando al punto di prevedere l'esilio, poiché la gente della sua
epoca erano meno inflessibili nel tenersi lontano da questo peccato, al contrario dei
Compagni durante la vita del Messaggero di Allâh (che gli elogi di Allâh e la Pace siano su di lui).
Immaginate un'epoca in cui non siano presenti né il Messaggero di Allâh (che Allâh sia
soddisfatto di lui) né ʿUmar bin al-H̱ aṭṭāb, non vi è dubbio che la gente di quest'epoca abbia
meno timore di cadere nel peccato, di conseguenza ci si domanda come mai la porta del
dubbio si chiude in faccia a coloro che sono timorati, e la si spalanca per chi ha meno
timore di loro!
Riguardo al detto che viene riportato: «Il migliore fra i vostri aceti è quello derivato dal vostro
vino», queste parole non possono essere assolutamente attribuite al Messaggero di Allâh (che gli elogi
di Allâh e la Pace siano su di lui)
6, colui che l'ha fatto ha sbagliato; tuttavia l’affermazione è corretta
poiché l’aceto di vino non contiene acqua, intendendo ovviamente quello non volutamente
trasformato; inoltre, si sa che tutti i vini sono estratti dall’uva senza l’aggiunta d’acqua, quindi è
simile all’aceto di vino come prodotto finale.
I sapienti hanno descritto il processo di fabbricazione dell’aceto nel seguente modo:
4. Ovvero tranne il vino che si trasforma in aceto in modo naturale. Il termine “naturale” va inteso nel senso che il vino
si è trasformato in aceto senza l'intervento dell'uomo ed indipendentemente dalla sua volontà.
5. S'intendono i non musulmani, come ad esempio i cristiani e gli ebrei, che vivono in uno stato islamico sotto la
protezione di un patto di sicurezza garantito dai musulmani.
6. Il sapiente al-Albānī ha dichiarato questa narrazione munkar, ovvero inammissibile. Si veda Silsilah al-Aḥādīṯ al-
Ḍaʿīfah wa-al-Mawḍūʿah (n. 1199).
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L'aceto di vino Di šeyẖ al-Islām Aḥmed Ibn Taymiyyah
aggiungendo al mosto d’uva un additivo affinché avvenga la sua acidificazione, impedendogli di
trasformarsi in vino. Ci furono grande controversie tra la scuola di giurisprudenza dell'Imām Aḥmed
ed altri riguardo a quella specie di vinello che potrebbe formarsi nel processo di acidificazione, se si
deve versarlo via oppure no. Il punto di vista più evidente è l’obbligo di versarlo via come gli altri
tipi di derivati, perché per la legge islamica nessun tipo di vino è avvicinabile; infatti, se non lo
fosse allora il caso del vino di quegli orfani avrebbe avuto più diritto ad essere usato per procurare a
loro un guadagno, prima che fosse stato impartito il divieto del vino tramite decreto divino. Questo
perché Allâh l'Altissimo ha ordinato di evitare il vino, ovvero in altre parole non è lecito per nessun
musulmano acquistarlo ne averlo in casa sua.
Tuttavia il dubbio è sorto solamente riguardo al processo di trasformazione del vino in aceto,
poiché alcuni sapienti ritengono che il processo purifichi il vino come si purifica il cuoio impuro
conciandolo, mentre altri affermano che è assolutamente illecito comperare il vino per qualsiasi
scopo sia per trasformarlo in aceto sia per altro. Ma come fa ad essere impuro quando si trasforma
in aceto! Alcuni sapienti affermano che quando si aggiunge al vino un additivo, questo diventa
impuro, poi l’additivo stesso in contatto col liquido diventa impuro, al contrario di quando non si
aggiunge nulla, poiché così si evita l’impurezza.
Quanto ai sapienti che hanno il parere più preponderante, essi affermano che l’intenzione stessa
del fabbricante di trasformare il vino in aceto lo rende impuro, per questo è stato proibito al
musulmano di acquistare il vino, e gli fu invece ordinato di versarlo via nel caso in cui lo possegga,
e se rimane intenzionato a trasformarlo in aceto commette un atto illecito. Inoltre, si potrebbe
pensare che la trasformazione del vino in aceto lo purifichi similmente al caso dell'animale che
viene purificato tramite lo scannamento, ma in realtà quando l'animale stesso è proibito, il tentativo
di purificazione di per se è illecito, anche perché la disobbedienza non è mai vincolo di benedizione
e misericordia. Per questo l’animale è proibito alla consumazione prima che sia stato sgozzato, e se
non viene ucciso in questo modo rimane sempre proibito. Quindi se lo si uccide in un modo illecito,
come ad esempio macellandolo in un'altra parte del corpo rispetto a quella stabilita, anche se si è in
grado di tagliargli la gola recidendogli le vene, o addirittura se lo uccide senza avere l'intenzione di
sgozzarlo per purificarlo, o infine se incarica un pagano o un maǧūsī7 di farlo, allora in tutti questi
casi l'intero processo rimane proibito. Analogo è il caso della caccia compiuta dal muḥrim8, la cui
selvaggina non diventa pura e lecita al consumo.
Si noti che lo stesso processo può essere in un caso puro e lecito ed in un altro invece impuro ed
illecito, a volte per via dell’autore, come la differenza che esiste tra il caso in cui il processo sia
effettuato da qualcuno appartenente alla gente del Libro e quello invece in cui sia a farlo un pagano;
a volte per via dell’atto stesso, come la differenza che esiste fra l'animale lecito e quello illecito; a
volte per via della parte in cui si macella l'animale, come la differenza che esiste tra il tagliare il
collo o ucciderlo in un altro modo; a volte per l'intenzione che ci si propone, come la differenza che
esiste fra lo sgozzare l'animale per purificarlo o semplicemente per finirlo uccidendolo. Addirittura
secondo il parere degli Imām Mālik, al-Šāfiʿī ed Aḥmed, quando una persona che non è muḥrim
purifica una cacciagione, essa è lecita e pura per lui, ma illecita ed impura per un muḥrim. Questa
stessa regola si applica per il vino tramutato in aceto, il quale risulta illecito quando il processo era
7. “Maǧūsī”: zoroastriano, seguace della dottrina di Zoroastro.
8. “Muḥrim”: il pellegrino che si trova nello stato di consacrazione (iḥrām) per compiere il ḥaǧǧ o la ʿumrah.
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L'aceto di vino Di šeyẖ al-Islām Aḥmed Ibn Taymiyyah
stato voluto dalla persona, poiché non può diventare mai lecito né puro come non può diventare mai
lecita né pura la carne di un animale purificato in modo illegittimo.
L’azione di ʿUmar bin al-H̱ aṭṭāb, che abbiamo citato prima, è la nostra referenza
giurisprudenziale in merito a questa questione. In altre parole, se noi sappiamo che il fabbricante ha
intenzionalmente fatto in modo che il vino si trasformi in aceto, non comperiamo da lui, ma se non
lo sappiamo allora non c’è nessun impedimento, anche perché di solito nessun produttore di vino si
augurerebbe che il suo prodotto si tramuti in aceto9.
Ed Allâh ne sa di più.
9. Oggigiorno la quasi totalità degli aceti di vino disponibili in commercio sono fabbricati industrialmente o
artigianalmente tramite l'intervento diretto dell'uomo, in cui il vino viene trattato per facilitare e velocizzare il suo
processo di trasformazione in aceto. Tuttavia in commercio esistono anche degli aceti prodotti partendo direttamente
dal mosto d'uva, come ad esempio l'aceto balsamico tradizionale di Modena, ma il loro processo di acetificazione
avviene dopo la fermentazione alcolica del mosto uva, ed è così differente dal metodo di produzione dell'aceto
spiegato dai sapienti riportato nella risposta di šeyẖ al-Islām Ibn Taymiyyah. Infine, il caso dell'aceto di vino è
paragonabile a quello di mele poiché quest'ultimo viene, in generale, fabbricato industrialmente dal sidro. Ed Allâh
ne sa di più.
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