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IL VALORE DEL TAWHID


1


di Ǧibrīl Longo2


Nel nome di Dio, il Sommamente Misericordioso, il Clementissimo.


a lode spetta a Dio, Colui al Quale appartiene ogni lode. Lui lodiamo, a Lui chiediamo


aiuto e a Lui imploriamo perdono. Ci rifugiamo in Dio dai mali delle nostre anime e dai


peccati delle nostre opere. Chi Dio guida, di certo nessuno potrà deviarlo, e chi Dio devia, di


certo nessuno potrà guidarlo. Testimonio che non vi è divinità autentica, degna di adorazione,


se non Dio, Lui unico senza socio alcuno; e testimonio che Muhammad è Suo servo e


Messaggero, che Dio lo elogi e lo preservi di abbondante preservazione.


O servi di Dio! Temete veramente Dio, e sappiate che il credo del tawḥīd è la base


dell’Islam, la base della religione ed è la prima cosa che ha ordinato Dio Altissimo ai Suoi


servi. Egli ha reso chiaro che li ha creati solo a tal scopo, disse l'Altissimo:





{E non creai i ǧinn3 né gli uomini se non perché Mi adorassero}4.


1La voce araba tawḥīd è il nome d’azione del verbo waḥḥada ( 8َ : وَ َّ ) che linguisticamente vuol dire: unificare,


rendere unico. Difatti da un punto di vista terminologico la parola tawḥīd implica proprio il concetto di Deificare


esclusivamente Dio. Più precisamente, è richiesto al musulmano di riconoscere l’unicità di Dio: per ciò che


riguarda la Sua Signoria (al-Rubūbiyyah) confermando che Egli è l’Unico Creatore, il Creatore dei cieli e della


terra e di ciò che vi è tra essi, Colui che dà la vita e la morte; per ciò che riguarda la Sua Divinità (al-Ulūhiyyah),


e ciò avviene riservando a Lui, e solo a Lui, l’adorazione senza rivolgerla ad altri che Lui; ed è infine necessario


avere fede in ciò di cui Dio e il Suo Profeta – che Dio lo elogi e lo preservi da ogni male – ci hanno informati


riguardo ai Suoi Nomi e Attributi (al-Asmāʾ wa al-Ṣifāt).


2


Questo breve articolo, in cui viene posto l’accento sull’importanza del tawḥīd, è tratto da un sermone


dell'insigne sapiente Ṣāliḥ al-Fawzān opportunatamente adattato per facilitare la sua comprensione.


3


Entità invisibili create dal fuoco, fra loro vi sono sia musulmani che miscredenti.


4


Capitolo LI, I venti che soffiano disperdendo, versetto n. 56.


L


Il valore del Tawḥīd di Ǧibrīl Longo





{O uomini! Adorate il vostro Signore che ha creato voi e quelli che vi hanno


preceduto, cosicché possiate essere timorati}5.


Ed è per far sì che gli uomini fossero invitati a ciò, che Dio inviò i Messaggeri e rivelò i Libri;


disse a tal proposito l’Altissimo:





{Non inviammo prima di te [o Muḥammed!] nessun Messaggero senza rivelargli:


“Non c’è altra divinità [adorata a buon diritto] all’infuori di Me, pertanto


AdorateMi!”}6.





{Già inviammo a ogni comunità un Messaggero [che dicesse]: “Adorate Allâh


e allontanatavi dal Ṭāġūt7”. Fra loro [vi fu] chi venne guidato da Allâh, e fra


loro [vi fu] chi meritò il traviamento}8.


5


Capitolo II, La Vacca, versetto n. 21.


6


Capitolo XXI, I Profeti, versetto n. 25.


7Dal punto di vista linguistico, il termine Ṭāġūt è derivato da ṭuġyān il cui significato è l’oltrepassare il giusto


limite, eccesso e il prevaricare. Invece dal punto di vista religioso, i sapienti hanno dato al termine Ṭāġūt diversi


significati che sono fra loro complementari. Riportiamo qui la spiegazione data da šeyẖ al-Islām Muḥammed ibn


ʿAbd al-Wahhāb nel suo scritto Risālah fī Šarḥ Maʿná al-Ṭāġūt, una fra quelle più esaustive:


«Ṭāġūt è un termine generico. Così tutto ciò che è adorato all’infuori di Dio e si compiace del culto a lui


rivolto, sia che si tratti di qualcosa che è adorato sia di qualcuno che è seguito o ubbidito venendo meno al


dovere dell’ubbidienza a Dio e al Suo Messaggero, che Dio lo elogi e lo preservi da ogni male: questo è


dunque considerato Ṭāġūt. I Ṭawāġīt (plurale di Ṭāġūt) sono parecchi, tuttavia i loro capi sono cinque:


1. Šayṭān, colui che invita la gente ad adorare altri che Dio. La prova di questo sono le Parole


dell’Altissimo:





{Non vi avevo comandato, o figli di Adamo, di non adorare Šayṭān? In verità egli è per


voi un manifesto nemico} (Capitolo XXXVI, Yāsīn, versetto n. 60).


2. Il governante dispotico e oppressivo che cambia le regole stabilite da Dio l’Altissimo. La prova


di questo sono le Parole dell’Altissimo:





{Non hai visto coloro che affermano di credere in ciò che a te è stato rivelato e in ciò che è


stato rivelato prima di te, e che vogliono rimettersi al giudizio del Ṭāġūt [nelle loro dispute],


mentre è stato loro ordinato di rinnegarli? Ma Šayṭān vuole fuorviarli lontano [dalla


verità]} (Capitolo IV, Le Donne, versetto n. 60).


Il valore del Tawḥīd di Ǧibrīl Longo


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3. Chi non giudica in base a ciò che Dio ha rivelato. La prova di questo sono le Parole


dell’Altissimo:





{E coloro che non giudicano in base a ciò che Dio ha rivelato, quelli sono i miscredenti}


(Capitolo V, La Tavola imbandita, versetto n. 44).


4. Chi afferma di avere la conoscenza dell’Invisibile (Ġayb) all’infuori di Dio. La prova di questo


sono le Parole dell’Altissimo:





{[Egli è] Colui che conosce l’Invisibile, e a nessuno svela [le cose] del Suo invisibile, se non


un Messaggero che ha Lui scelto, cui fa marciare davanti e dietro una guardia [angelica]}


(Capitolo LXXII, I Ǧinn, versetti n. 26-27).





{E presso di Lui sono le chiavi dell'invisibile, nessuno le conosce eccetto Lui. Egli conosce


quel che è sulla terraferma e nel mare, non cade foglia senza che Egli lo sappia, e non c'è


granello nell'oscurità della terra, né nulla d’umido o secco, senza che sia scritto in un Libro


Chiaro} (Capitolo VI, Il Bestiame, versetto n. 59).


5. Chi è adorato all’infuori di Dio e si compiace del culto a lui rivolto. La prova di questo sono le


Parole dell’Altissimo:





{E chiunque di loro dovesse dire: «Davvero io sono una divinità oltre a Lui [Allâh]», allora


costui lo compenseremo con l’Inferno. È così che compensiamo i malfattori} (Capitolo


XXI, I Profeti, versetto n. 29).


E sappi che l’uomo non diventa credente in Dio finché non rinnega il Ṭāġūt. La prova di questo sono le


Parole dell’Altissimo:





{Chi dunque rinnega il Ṭāġūt e crede in Dio ha afferrato il sostegno sicuro che mai si può


spezzare. E Dio tutto ascolta e conosce} (Capitolo II, La Vacca, versetto n. 256)».


Rinviando il lettore desideroso di avere più dettagli sull’argomento alla spiegazione fatta dall'insigne sapiente


Ṣāliḥ al-Fawzān allo scritto di šeyẖ al-Islām Muḥammed ibn ʿAbd al-Wahhāb, si ritiene però necessario dare le


seguenti precisazioni per far comprendere meglio quanto detto prima ed evitare che ci siano mal interpretazioni:


• La definizione data sopra implica che qualsiasi Ṭāġūt sia Kāfir.


• I Profeti e gli uomini pii versi i quali le genti mostrano ossequio e devozione in maniera esagerata, rivolgendo


loro un vero e proprio culto come ad esempio i cristiani fanno nei confronti di ʿĪsá ibn Maryam


– che la Pace sia su di lui - non sono dei Ṭawāġīt, poiché durante la loro vita attestavano e amavano


il tawḥīd, invitando il proprio popolo a esso e intimandogli di non rivolgere alcun atto


d’adorazione ad altri che Dio. Ma allora chi è il Ṭāġūt in questo caso? Il Ṭāġūt è Šayṭān che ordina a


queste genti di adorare i loro Profeti o uomini pii. Ṭāġūt è solo chi invita o si compiace del culto a lui


rivolto.


Il valore del Tawḥīd di Ǧibrīl Longo


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Per questa ragione ogni Messaggero di Dio si recava dal proprio popolo proclamando come


prima cosa la di Lui Parola:





{O popolo mio! Adorate Allâh, non vi è per voi nessuna divinità all’infuori di


Lui}9.


Costoro – che Dio abbia pietà di tutti loro – hanno iniziato la loro chiamata alla salvezza


invitando al tawḥīd, e hanno seguito le loro orme i Sapienti di questa Comunità che invitano


alla retta via e risanano laddove la gente corrompe e si fa corrompere. Ed è proprio in virtù


dell’importanza del tawḥīd che costoro invitavano a esso, lo insegnavano alle genti, lo


spiegavano e lo rendevano chiaro; ciò poiché esso è il primo pilastro dell’Islam così come il


Profeta – che Dio lo elogi e lo preservi – ha detto:





«L’Islam è testimoniare che non vi è divinità [cui viene dedicato il culto a buon


diritto] all’infuori di Allâh, e che Muḥammed è Suo Messaggero, osservare


• Il governatore che cambia la Legge di Dio o non giudica in accordo a Essa è un Ṭāġūt solo se nel far


questo crimine commette kufr al-Akbar (miscredenza maggiore). È questo il caso cui si riferisce šeyẖ


al-Islām Muḥammed ibn ʿAbd al-Wahhāb nelle sue precedenti parole. Se il governante invece commette


soltanto kufr al-Aṣġar (miscredenza minore), cioè il suo kufr è un kufr di azione e non di credo,


allora non diventa Kāfir né può essere denominato Ṭāġūt. L’imām Ibn al-Qayyim dice in Madāriǧ al-


Sālikīn (vol. 1, pag. 346):


«La cosa corretta è che il non giudicare in base a ciò che Dio ha rivelato assume una delle due


forme di kufr – minore o maggiore – in base alla condizione del governante:


- Se crede che è obbligatorio giudicare in accordo a quanto è stato rivelato da Dio riguardo


a questa situazione, ma evita di farlo per via della sola disubbidienza riconoscendo di


meritare il castigo di Dio, allora questo è un kufr al-Aṣġar.


- Se crede che non è obbligatorio o che ha la possibilità di scegliere cosa applicare in


merito a tale situazione, pur sapendo con certezza che il giudizio che dovrebbe invece


seguire viene da Dio, allora questo è un kufr al-Akbar.


- Se è ignorante o sbaglia, allora è in errore e nei suoi confronti si applica la regola di coloro


che sbagliano [involontariamente]».


Di conseguenza, se il governante riconosce che tutto quello che Dio ha rivelato è il miglior giudizio


ed è obbligatorio far riferimento a Esso, ma nonostante questo emette un giudizio non in accordo a Esso,


allora è un trasgressore o un oppressore ma non è Kāfir. Così si esortano i musulmani a dissociarsi


da chi dichiara Kāfir i governanti dei paesi musulmani che non applicano integralmente la Legge di


Dio; la gente comune deve astenersi dal parlare di argomenti così rilevanti, come la dichiarazione di


miscredenza, ma deve limitarsi ad ascoltare e ripetere ciò che è detto dai sapienti su tale questione.


Per chi volesse avere maggiori dettagli legga lo scritto di Ibn Bāz – che Dio abbia misericordia di lui –


Ḥiwār Ḥawl Masāʾil al-Takfīr.


8


Capitolo XVI, Le Api, versetto n. 36.


9


Capitolo XI, Hūd, versetto n. 50.


Il valore del Tawḥīd di Ǧibrīl Longo


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l’orazione, versare l’imposta, digiunare [il mese di] Ramaḍān, e compiere il


pellegrinaggio presso la [Sacra] Casa laddove ce ne sia la possibilità»10.


Il Profeta – che Dio lo elogi e lo preservi – ha reso queste due testimonianze il primo dei


cinque pilastri dell’Islam; egli rimase tredici anni a Mecca, prima di emigrare a Medina, a


invitare le genti alla deificazione esclusiva di Dio, e ad adorarLo esclusivamente senza


associarGli alcunché, e tutto ciò prima ancora che fossero prescritte le cinque preghiere


giornaliere e gli altri pilastri dell’Islam.


Il Messaggero di Dio – che Dio lo elogi e lo preservi – quando inviò Muʿāḏ – che Dio sia


soddisfatto di lui – alla gente dello Yemen gli disse:





«Invero stai per andare da un popolo della “gente del libro”11, pertanto invita


le sue genti a testimoniare che non vi è divinità [adorata a buon diritto]


all’infuori di Allâh, e che Muḥammed è Suo Messaggero. Qualora dovessero


obbedirti in ciò, insegna loro che Dio ha reso obbligatorie cinque preghiere


giornaliere12; qualora dovessero obbedirti in ciò, insegna loro che Dio ha reso


obbligatorio il versamento dell'imposta [e che questa viene] presa dai ricchi


per essere ridistribuita ai bisognosi»13.


Queste parole fan parte delle cose che ci rendono palese l’importanza del tawḥīd, così come


rendono chiaro che qualora non si realizzasse il tawḥīd non vi sarebbe nessuna utilità nel


prodigarsi nelle altre opere, anche qualora esse fossero numerose, poiché qualsiasi cosa


costruita in assenza delle sue fondamenta è condannata alla rovina. Per questo motivo, i


sapienti, gli studiosi, i ricercatori, i richiamanti al bene e coloro che combatterono – e


combattono tuttora – la corruzione, convennero che fosse di basilare importanza curare la


dottrina della deificazione esclusiva di Dio, insegnarla e invitarvi la gente a conoscerla,


accettarla e praticarla.


Dunque qualsiasi tipo di daʿwah – intesa come l’invitare la gente ad abbracciare il giusto


credo – che non fosse edificata sul tawḥīd e non gli riservasse la dovuta importanza, sarebbe


destinata al fallimento e sarebbe da considerarsi invalida, poiché priva delle fondamenta su


cui poggiare. Quindi è obbligatorio riservare un’estrema importanza a questa dottrina


(ʿaqīdah), insegnarla e farla conoscere alla gente nelle scuole, nelle moschee, nelle adunanze


e nei mezzi d’informazione affinché sia ben assimilata e risulti chiara alla gente, e risultino


10


Riportato da Muslim (n. 8).


11La “gente del libro” sono i cristiani e gli ebrei, che nel Corano vengono definiti rispettivamente Nazareni e


Giudei. Si chiamano “gente del libro” poiché le loro religioni sono fondate su Libri che in origine sono stati


rivelati da Dio – la Tawrāh a Mūsá e l’Inǧīl a ʿĪsá ibn Maryam – ma che nel corso della storia hanno subito


alterazioni o occultamenti, e non sono dunque più conformi alla Scrittura rivelata.


12Letteralmente: cinque preghiere ogni giorno e notte.


13


Riportato da: al-Buẖārī (n. 4347) e Muslim (n. 19).


Il valore del Tawḥīd di Ǧibrīl Longo


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chiari i suoi temi e la sua struttura.


L’obiettivo perciò non deve essere di far sì che l’uomo compia l’adorazione e s’impegni in


essa e nelle opere senza che conosca il tawḥīd, bensì che purifichi14 la sua adorazione per Dio


Potente e Glorioso. E la cosa più grave che pregiudica la ʿaqīdah è lo širk15, che Dio ce ne


scampi. Disse l'Altissimo:





{Invero è stato rivelato a te [o Muḥammed!] e a coloro [che vennero] prima di


te16: “Qualora ti macchierai di associazionismo17, saranno vane le tue opere e


sarai tra i perdenti}18.


E disse inoltre:





{Se avessero associato alcunché ad [Allâh], sarebbe stato vano ciò che


andavano compiendo}19.


Questa ʿaqīdah ha sei pilastri, sei principi20, come ha chiarito il Messaggero – che Dio lo


elogi e lo preservi – tramite le sue parole:





«Avere fede in Allâh, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Messaggeri, e


nel Giorno Ultimo, e avere fede nel destino, positivo o negativo [che sia]»21.


E la prima cosa che pregiudica suddetta ʿaqīdah è lo širk, talvolta lo rende invalido e ciò


accade qualora si tratti di širk al-Akbar, cioè politeismo o associazionismo maggiore, e


talvolta lo affievolisce e ciò accade qualora si tratti di širk al-Aṣġar, cioè politeismo minore.


Lo širk al-Akbar consiste nel dedicare la propria adorazione, quindi parte del proprio culto,


a dei soggetti all’infuori di Dio; ciò riguarda qualsiasi tipo di adorazione, come ad esempio:


l’invocazione, il sacrificio di animali, il voto22, la sottomissione e altre tra le diverse forme di


adorazione. Pertanto qualsiasi atto di adorazione che sia rivolto a soggetti all’infuori


dell’Altissimo è da considerarsi un atto di politeismo. E anche qualora sia rivolto ai Profeti –


che la Pace divina sia su tutti loro – alle persone pie, o anche agli angeli, rappresenta un atto


14Cioè: la purifichi dallo širk dedicandola esclusivamente a Lui l’Altissimo, e senza che di essa venga


dedicato alcunché a nessuno all’infuori di Lui.


15Širk: associazionismo, politeismo, idolatria.


16L’insieme dei Profeti che precedettero l’ultimo dei Messaggeri, Muḥammed, che gli elogi divini siano su


tutti loro.


17Attribuendo consimili o associati a Dio l'Altissimo.


18Capitolo XXXIX, I Gruppi, versetto n. 65.


19Capitolo VI, Il Bestiame, versetto n. 88.


20Lo šeyẖ durante il sermone dice “cinque principi”, errore dovuto con ogni probabilità a un lapsus linguae,


visto e considerato che comunque ne ricorda sei nel detto da lui menzionato.


21


Riportato da Muslim (n. 8).


22Inteso come ciò che in Italia, soprattutto nel meridione, è chiamato fioretto.


Il valore del Tawḥīd di Ǧibrīl Longo


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di associazionismo nei confronti di Dio – Potente e Glorioso – poiché è stato concesso a


qualcuno all’infuori dell’Altissimo un diritto che spetta solo a Lui, e in presenza di tale


abominio mai sarà valida nessuna opera né sarà mai scevra di difetti la propria religione.


Dunque al mušrik23 non saranno accettate le opere, anche qualora adorasse Dio notte e


giorno, fino a quando non smetterà di contaminare le sue opere con atti di politeismo. Disse


l’Altissimo:





{Coloro che hanno avuto fede e non ammantano d’iniquità [cioè di širk] la


loro fede, essi hanno la sicurezza, essi sono i ben guidati}24.


È probabile che un ampio numero di persone – tra i musulmani – sia immune dal


politeismo maggiore, e che esse lo rifuggano e se ne allontanino; invece per ciò che concerne


il politeismo minore, ben pochi lo conoscono, ne comprendono il significato e ne prendono le


dovute precauzioni. Il Messaggero di Allâh – che Dio lo elogi e lo preservi – disse:





«Il politeismo in questa comunità [cioè la comunità dei musulmani], è più


impercettibile del cammino della formica nera su una roccia nera nelle


tenebre della notte»25.


Questo è il politeismo minore, e la sua forma più grave è il riyāʾ (l’ostentazione), che Dio ce


ne scampi; infatti, a tal proposito il Messaggero di Allâh – che Dio lo elogi e lo preservi da


ogni male – disse:





«Invero ciò che temo di più per voi è lo širk al-Aṣġar [politeismo minore]».


Dissero [i suoi compagni]: «Cos’è lo širk al-Aṣġar o Messaggero di Allâh?».


Rispose: «Il riyāʾ [l'ostentazione]»26.


Infatti, qualora l’uomo si levasse in preghiera e la perfezionasse per farsi vedere dalla gente,


oppure elargisse l’elemosina con l’intento di essere lodato ed elogiato per il suo atto di


generosità o, ancora, partecipasse in progetti di natura umanitaria per far ricordare il suo nome


in perpetuo, ebbene tutto ciò non gli sarebbe di alcun beneficio presso Allâh dal momento che


23Associatore o politeista. Chi compie atti di širk, cioè di politeismo maggiore appunto.


24Capitolo VI, Il Bestiame, versetto n. 82.


25Riportato da: al-Ḥākim (2/290) e Abū Naʿīm in al-Ḥilyah (8/368). Il sapiente al-Albānī l’ha dichiarato


debole in Silsilah al-Aḥādīṯ al-Ḍaʿīfah wa al-Mawḍūʿ (n. 3755); tuttavia il significato del detto è corretto, e ci


sono diversi detti autentici di simile significato, si veda ad esempio Ṣaḥīḥ al-Ǧāmiʿ wa al-Ṣaǧīr wa Ziyādatih (n.


3730 e 3731) scritto da al-Albānī.


26Riportato da Aḥmed (5/428 e 429). Il sapiente al-Albānī ha dichiarato la sua catena di trasmissione buona in


Silsilah al-Aḥādīṯ al-Ṣaḥīḥah (n. 951).


Il valore del Tawḥīd di Ǧibrīl Longo


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invero Dio non accetta delle opere dei Suoi servi se non ciò che è compiuto in maniera


sincera per il Suo Nobile Volto e in conformità alla Sunnah del Suo Messaggero – che Dio


lo elogi e lo preservi.


Quindi la cosa più grave che compromette il tawḥīd è il politeismo, e la cosa più grave che


compromette l’adorazione e la rende nulla è l’eresia (bidʿah). Il Messaggero di Allâh – che


Dio lo elogi e lo preservi – ha detto a questo proposito:


َÏ ْ َ ­ ُ I  ن ُ  ِ‡َC رِ rُ »


ُْ «Gَ!vَ w َ Gٍ ]َ ِ ْ h Ñ  وَ ُ Gٌ ]َ ِ ْ h Gٍ — تِ ا َÏْ َ ­ وَ ُ ْ Ðُ  #À


«Guardatevi dalle innovazioni [nella religione], che invero ogni innovazione è


un’eresia e ogni eresia è deviazione»27.


E disse inoltre:


رَدّ َ -ُ ¡ َ َ4lُ rْ »


َ


« ِ أ 6ْ\َ] َ ْ َ Òَ! vً Qَ * َ œَ Qِ ] َ ْ َ


«Chi innova [qualcosa] in questa nostra faccenda [e cioè nella nostra religione]


che non le appartiene, [ciò che ha innovato] sarà rifiutato»28.


Cioè la sua opera sarà respinta e non accettata da Dio Altissimo, poiché Egli l’Altissimo – non


nuoce ripeterlo – non accetta tra le opere dei Suoi servi se non ciò che è compiuto in maniera


sincera esclusivamente per il Suo Volto – in ciò non ci dev’essere alcuna forma di politeismo


– e in conformità alla Sunnah del Suo Messaggero, che Dio lo elogi e lo preservi da ogni


male.


Temete dunque Allâh o servi di Dio! Apprendete il vostro credo, apprendete il tawḥīd,


anche qualora non riusciste a fare ciò se non in maniera concisa, e non approfondita, perché


tra gli uomini vi è chi sminuisce l’importanza del tawḥīd e afferma: «Gli uomini [tra chi dice


di essere musulmani] sono tutti musulmani: volete forse [perder tempo a] insegnare ai


musulmani il tawḥīd? Gli uomini sono [già] musulmani». E questo [è detto a causa] della loro


ignoranza o cecità, che Dio ce ne scampi. Sì, il tawḥīd deve essere reso chiaro e insegnato


affinché il credo del musulmano sia corretto, e di modo che egli si allontani da ciò che lo


rende nullo o lo affievolisce.


Temete dunque Allâh o servi di Dio! Sappiate che vi è un grosso numero di persone che si


definiscono musulmane e nonostante ciò combattono l’Islam e mettono in guardia dal tawḥīd


affermando: «Non create divisioni tra la gente, basta essere musulmani, dopodiché ognuno è


libero di diffondere il proprio credo, la propria opinione, il proprio punto di vista ecc.». Come


se fossimo stati abbandonati a noi stessi e non ci fosse stato inviato un Profeta – che Dio lo


elogi e lo preservi – e non fosse stato rivelato un Libro, ma al contrario fossimo ognuno libero


di esprimere la propria opinione, diffondere il proprio credo e altro anche quando tutto questo


contraddicesse palesemente Dio e il Suo Messaggero! Questo è un discorso che non ha nessun


valore, e disgraziatamente lo sentiamo fare a persone che pretendono di lavorare per la


daʿwah, che Dio allontani i musulmani dal loro male.


27Riportato da: Abū Dāwud (n. 4607), al-Tirmiḏī (n. 2676), Ibn Māǧah (n. 42 e 43) e altri. Il sapiente al-


Albānī l’ha dichiarato autentico in al-Irwāʾ al-Ġalīl (n. 2455).


28Riportato da: al-Buẖārī in H̱ alq Afʿāl al-ʿIbād (n. 214) e Muslim (n. 1718).


Il valore del Tawḥīd di Ǧibrīl Longo


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È necessario chiarire tutto ciò. È necessario conoscere il credo e la dottrina autentica,


studiarla e impararla, anche solo in maniera riassunta e non meticolosa. Allo stesso modo, cari


fratelli – e ciò rappresenta un’enorme calamità – vi è chi attraverso i mezzi di comunicazione,


i siti internet e quant’altro, diffonde falsa propaganda insidiando la giusta ʿaqīdah e minando


la credibilità della “gente del tawḥīd”, e incrementa il diffondersi di šubuhāt29. Pertanto


temete Dio e state in guardia da questi strumenti: statene alla larga e tenete lontano da essi le


vostre abitazioni, la vostra gente e soprattutto i vostri piccoli.


Allontanatevi da questi mezzi d’informazione tramite i quali vengono diffusi: il male,


l’eresia, il politeismo e l’innovazione, e vengono compromessi il tawḥīd e la Sunnah; e


attraverso i quali i devoti attaccati alla Sunnah, che mettono in pratica il tawḥīd, vengono


etichettati come accusatori di miscredenza, persone dure e severe abituate a ragionare con la


barba ecc. State in guardia da queste persone o servi di Dio! Ritornate alla giusta ʿaqīdah,


imparatela, insegnatela e mettetela in pratica … e mettetela in pratica!


L’andare dai maghi, dagli indovini o, ancora, ascoltare oppure leggere le previsioni degli


astrologhi e cartomanti indebolisce il vostro credo o lo può addirittura annullare, così come il


Messaggero di Allâh – che Dio lo elogi e lo preservi da ogni male – disse:


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«Chi va da un indovino o da un veggente e crede a quello che dice, ha di certo


rinnegato ciò che è stato fatto scendere su Muḥammed»30.


Coloro che vanno dagli indovini o dai maghi per farsi aiutare cadono nella miscredenza, così


come sono in grosso pericolo coloro che vanno da imbroglioni, impostori o truffatori – come


ad esempio colui che affermi di conoscere l’esorcismo islamicamente legiferato, ma altro non


è che un bugiardo – sperando di poter così risolvere qualche disgrazia che li affligge in questa


vita. Cercano di salvarsi da ciò che danneggia la loro integrità fisica, ma non si curano di


allontanarsi da ciò che danneggia il loro credo e la loro dottrina, giacché non tengono conto


che il politeismo, il fidarsi o anche il solo dare retta ai cosiddetti santoni, sono malattie che


colpiscono l'integrità religiosa dell’individuo.


Temete Iddio l’Altissimo dunque o servi di Dio! Preservate la vostra ʿaqīdah, poiché è il


vostro bene più grande e la base della vostra religione: imparatela e attaccatevi a essa con le


unghie e con i denti, e state in guardia da coloro che non le danno la giusta importanza, la


sminuiscono o sotto mentite spoglie – come ad esempio nel caso di molti e ben noti


orientalisti – addirittura la combattono.


E sappiate che la miglior parola è la Parola di Dio, e la miglior guida è la guida del Profeta


29Il concetto di šubhah, che al plurale fa šubuhāt appunto, è molto simile al concetto di sofisma, che secondo


la definizione che ne dà l’enciclopedia Treccani è un ragionamento che viene: «usato per designare, in generale,


ogni argomentazione speciosa, in apparenza valida ma in realtà ingannevole. Oggi si usa nel senso di


ragionamento apparentemente rigoroso ma non concludente, perché contrario alle leggi stesse del ragionamento;


o anche ragionamento che, pur partendo da premesse vere o verosimili e rispettando le leggi del


ragionamento, giunge a una conclusione inammissibile». Più precisamente il termine šubhah include anche il


concetto di ambiguità, cosa poco chiara, dubbio, e indica quel tipo di ragionamenti che hanno lo scopo di far


dubitare il musulmano su un certo argomento, sul quale in realtà non c’è motivo di dubitare.


30Riportato da: Aḥmed (2/408 e 429), e al-Ḥākim (1/8) che l’ho dichiarò autentico in accordo alle condizioni


di al-Buẖārī e Muslim. Il sapiente al-Albānī l’ha dichiarato autentico in al-Irwāʾ al-Ġalīl (n. 2006).


Il valore del Tawḥīd di Ǧibrīl Longo


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– che Dio lo elogi e lo preservi – e la peggiore delle faccende è l’innovazione [nella


religione], e ogni innovazione è un’eresia, e ogni eresia è deviazione. E Dio ne sa certamente


di più.


Tutte le lodi e gratitudini spettano a Dio, il Signore di tutto il creato.



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